UN’ESPERIENZA DI COMUNITA’
LA COMUNITA’ DIFFUSA DELL’ART VILLAGE
Non so se sarò all’altezza di scrivere questo articolo. Laddove le parole non possono contenere l’esperienza, si crea inevitabilmente uno scarto tra chi c’era e chi non c’era.
Ma devo farlo prima possibile, finché i ricordi e le emozioni sono freschi, anche e proprio per far sì che chi non c’era ne venga in qualche modo toccato, contagiato, coinvolto, entrando in risonanza con il mio diapason che vibra ancora forte.
Sono appena tornata al mondo della realtà, della nostra società per come la concepiamo, da un ritiro tra i boschi in cui abbiamo sperimentato un modulo diverso di società, in una comunità di sessanta persone, tutte in un modo o nell’altro in cammino.
L’iniziativa (chiamata Art Village) è organizzata da Antonio Graziano (biologo, insegnante, educatore teatrale e ricercatore spirituale), anche fondatore del Teatro della Tenerezza (“Costruendo relazioni basate sulla Tenerezza possiamo cambiare la nostra vita e trovare un antidoto all’esperienza quotidiana della violenza”) – con la collaborazione della moglie Abra, di Carmen, Marco, Elena, Laura, Michela, Emanuele – collaboratori tra Roma, Bologna e Trento.
Quella della “comune” era un tipo di esperienza che mi attirava da sempre, ma c’è voluto fino ad ora per abbattere le ultime resistenze e passare dalla teoria di lettura e studio alla pratica quotidiana della sperimentazione in full immersion.
Abbandonati fuori dal nostro mondo boschivo cellulari, carne, pesce (per gli onnivori), alcool, tensioni e qualunque pregiudizio, ci siamo lentamente e dolcemente immersi in continue attività olistiche, artistiche, creative, ricreative e terapeutiche, alternandole sapientemente (grazie alle grandi capacità dell’organizzazione, tra cui molti ex boy scout) ai turni per la cucina e le pulizie.
La settimana ha avuto inizio con la formazione dell’altare (laico-ma-sacro) comune, in cui ciascuno ha posato almeno un oggetto per lei/lui significativo e si è chiusa con il ritiro di tale oggetto, sempre in un cerchio, sempre un’atmosfera di massimi misticismo, tenerezza e commozione.
Le attività di condivisione, olistiche, ricreative e artistiche condivise sono state (e rischio di dimenticarmene fuori qualcuna): cerchi (della parola, di danza, di canto e altro), lavorazione della creta; costruzione di acchiappasogni; giochi scout e non per bimbi; biodanza; bioenergetica; comunicazione non violenta; lettura dell’aura; lavori sull’utero; laboratori di sacro femminile e sacro maschile; massaggi; materializzazione di un sogno in disegno, collage, scultura; laboratori di teatro sociale; canti di ninnenanne nordiche o sudamericane; letture; musica e tamburi; camminata in bosco; servizio al luogo con lavori manuali; preghiera; meditazione.
Una visione in cui vorrei vivere incessantemente – soprattutto laddove circondata da anime tanto mature, disponibili e brillanti.
Credo che il modo migliore per raccontare questo bellissimo e illuminante esperimento, volto al sogno-realtà di sondare e creare comunità egualitarie, sia quello di creare una lista di punti che l’ha caratterizzato.
Auguro a tutti di poter rendere pratica quotidiana questi punti nella propria coppia, in famiglia e con i propri amici.
Vieni con me dentro il cerchio d’amore che abbiamo creato e anche tu sarai parte di ciò che abbiamo acceso. Per osmosi. Per risonanza. Perché un’epidemia può essere anche di luce. Perché quando l’amore sgorga dal nostro profondo, nessuno è solo o separato.
@ LA CONDIVISIONE
In una comunità del genere, che secondo molti di noi è proprio come dovrebbe essere una società civile ed evoluta, nessuno è lasciato solo (a meno che non lo scelga) con il proprio dolore o con un proprio problema.
La condivisione avviene sia all’interno degli spazi strutturati e ad essa riservati (laboratori teatrali, bioenergetica, contact, cerchi della parola, eccetera), sia nei capannelli spontanei che si formano in maniera piacevolmente sorprendente in momenti non previsti – durante il momento del “tabacco rituale” o durante la preparazione di un pasto, in cucina, o sotto le stelle davanti al bosco prima di andare a dormire, e via dicendo.
@ IL NON GIUDIZIO E L’AUTOASCOLTO
Questa caratteristica quotidiana salta particolarmente agli occhi, provenendo dal mondo di fuori.
Credo personalmente che sia il fulcro stesso della soluzione e della formazione di una società evoluta.
Qualunque cosa arrivasse dall’esterno, veniva salutata come possibilità e mai come problema o ostacolo.
Il fatto di non giudicare gli altri, restando COSTANTEMENTE in ascolto di sé stessi e centrati, è stato il patto tacito, sottinteso e spontaneo che abbiamo condiviso fin dall’inizio e che ci ha uniti scortandoci per primo in una dimensione “altra”, al di fuori del normale modo di agire e reagire nella realtà quotidiana per come è oggi.
Ciò ha permesso a tutti di avere diritto ad esistere esattamente così come si è. Dai pochi mesi di età alle età più mature, dai caratteri più schivi e solitari a quelli più esuberanti ed estroversi.
@ I CERCHI DELLA PAROLA
Ogni mattina iniziava con un cerchio della parola riguardo le attività operative e ogni sera si chiudeva con un cerchio della parola riguardo le esperienze vissute e ciò che avevano suscitato in noi. Tutti insieme attorno a un fuoco, sotto le stelle, circondati da boschi di faggi, castagni e querce.
Parlava sempre e solo colui o colei che teneva in mano il bastone. Ciascuno si prendeva il suo tempo, poco o molto che fosse, senza fretta né pressioni. Il più delle volte, ci ritrovavamo nelle emozioni e nelle constatazioni degli altri. Stavamo vivendo, a distanza di pochi centimetri uno dall’altra, la stessa onda.
Tale sacrosanta abitudine permette alle persone di sciogliere i conflitti sul nascere, in quanto i rispettivi puntuali feedback reciproci portano fuori subito i baccelli di ombra che nella vita normale lasciamo diventare mostri e montagne.
@ LA LIBERTA’ TOTALE E LA MEDICINA DEL DARE-AVERE
Di conseguenza, ciascuno è stato completamente libero di manifestarsi o non manifestarsi, di partecipare attivamente a qualunque attività comune oppure di ritirarsi nel silenzio e nel riposo quando ne sentisse l’esigenza, senza restrizioni.
Il rispetto della comunità stava nel mettersi a turno al servizio degli altri, che fosse in un’attività primaria quotidiana (cucinare, pulire, servire) o che fosse in un’attività ricreativa o didattica.
La cosa sorprendente è che questo mettersi al servizio non è stato da nessuno percepito come un peso o un onere ma, al contrario, avveniva spontaneamente, ciascuno secondo le proprie inclinazioni e quindi rispettando in toto la propria indole e natura.
La libertà di essere, di esprimersi e di godere dei doni altrui non era più separata dal piacere di dare e di condividere le risorse proprie con gli altri.
La legge fondante della società non era più do ut des (do affinché tu dia) ma do et des (io do e tu dai).
Non c’è stata una singola persona che non abbia dato, arricchito gli altri, anche se non se n’è accorta, o anche se all’inizio non aveva la minima intenzione di mettersi in gioco.
Per molti è stata una sorpresa scoprire che agli altri interessava ciò che essi davano per scontato. Lo stesso è avvenuto a me, nel creare un paio di sub-gruppi di persone interessate al tema delle fiamme gemelle.
Ciascuno di noi si è scoperto uomo o donna medicina nell’elargire la propria conoscenza in modo naturale e spontaneo agli altri, con facilità.
Inoltre, sbrigare le faccende quotidiane che da soli ci annoiano o ci appesantiscono, in equipe diventa un gioco, un divertimento e un’altra scusa per condividere.
@ COMPLEMENTARIETA’ E RICCHEZZA NELLA DIFFERENZA
Ciascun singolo individuo è stato in questo modo fondamentale nel creare il disegno, l’armonia unica che insieme abbiamo formato.
Nel gruppo vi erano bebè, bambine/i, ragazzine/i, coppie, madri separate con figli, padri separati con figli, single, famiglie…. Vi erano persone rumorose e persone silenziose, introversi ed estroversi, fragili e forti, doloranti e gioiosi.
Ma nessuno, nessuno ha tolto qualcosa a qualcun altro: tutto è servito per comporre la ricchezza che ci siamo portati a casa. Ogni singolo elemento è servito a reggere il mondo che abbiamo creato in modo armonico e bilanciato. La perfezione dell’imperfezione ci ha illuminati nel profondo.
Senza le nostre differenze personali, ci saremmo persi decine e decine di possibilità di scambio, di attività, di dibattiti e di domande importanti e risposte ottenute.
Ciascuno di voi poteva vivere senza l’altro, ma nell’unirci tutti insieme le nostre potenzialità si sono espanse in maniera esponenziale. Perché gli altri ne avevano sete. E noi delle loro.
@ LA CONOSCENZA PROFONDA E IL TEMPO DILATATO
La convivenza in un luogo isolato, costellata da attività basate sulla confidenza, sul contatto fisico e sul profondo contatto oculare, scandisce il tempo in modo diverso che nel mondo esterno. L’impressione è quella di conoscersi da anni.
La mia impressione è anche quella di tornare da mesi all’estero, in un sistema in cui sono nata, ma in cui devo reintegrarmi passo a passo dopo tanta vita coniugata in maniera diversa da quella che si conosce qui.
È stato un piccolo lutto separarsi e doloroso per tutti, più o meno disorientante a seconda dei casi, dei caratteri e delle realtà da cui si era partiti.
Comunque sia, il tempo mentale ed energetico che abbiamo vissuto noi sessanta non è stato certamente quello dei sei giorni scanditi dal calendario gregoriano.
@ LA SINCRONICITA’ APERTA E COSTANTE
Quando si è “allineati” (in pace e in amore con se stessi e con l’ambiente circostante), si entra in un flusso sottostante di fiducia che è una sorta di trance, in cui tutto ciò che ci serve ci viene incontro nel punto e nel momento giusto, senza pensarci.
Ciò per quanto mi riguarda è avvenuto costantemente durante il ritiro, dal secondo giorno in poi, in relazione sia a cose (oggetti fisici, discorsi, risposte) che a persone, che cercavo proprio in quel momento o che in quel momento portavano ciò che mi serviva per procedere.
Auspico che tutti vivano, almeno una volta nella vita, questa dimensione mentale. A me era capitato più volte nella vita e questa è stata la conferma, come dire, scientifica, “di laboratorio”, che la cosa funziona perfettamente e lo fa con una precisione che per chi non l’ha sperimentata parrebbe pazzesca, certamente impressionante. Eppure, i grandi Maestri di tutte le scuole ce lo dicono da millenni.
Se permettessimo a questo fiume-guida sottostante di guidare le nostre società, potremmo davvero cambiare il mondo.
@L’EMPATIA PROFONDA E L’ESSERE UNO
Il non-giudizio (del primo punto) porta allo sviluppo di uno stato di empatia che, partito dai più esperti e consapevoli, si espande poi a contagiare anche chi pone più resistenze. In un circolo virtuoso.
A questo punto, si entra davvero a far parte di un’entità superiore, creata da noi e che ci ingloba tutti, che vibra alle frequenze più veloci delle anime che tra noi sono più elevate, più pronte a salire, più potenti nel creare ascesi comune e collante.
Detta con un paio di metafore: come dicono i buddisti, basta una candela accesa per illuminare tutta una stanza buia.
Oppure, quelle anime sono un sasso nel lago della resistenza e i cerchi che causano arrivano presto o tardi ad abbracciarci tutti.
Questo è ciò che è avvenuto all’interno del ritiro dell’Art Village e questo ciò che a nostra volta speriamo di causare adesso, nel resto del mondo attorno a noi.
GRAZIE a umani e boschi – di tutta pelle, di tutto cuore e di tutta anima.
Ahò.
Flor Das Aguas – Inno al Santo Daime – Per gentile concessione di Aleksandr Peretti – Video di Claudio Bonoli
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ARMONIZZAZIONE DELL’ANIMA
Molto interessante. Da approfondire con calma ogni argomento. Grazie.
Grazie di cuore del tuo intervento, Antonella :-*