UN ANNO SENZA UN UOMO
PERCORSI AL FEMMINILE
Un anno senza un uomo. Chi ci sta?
C’è chi ci sta dieci. E lui non arriva.
C’è chi mi dice che sono matta, che lei non lo farebbe mai.
Ma spesso non è una scelta.
O meglio, io come donna non l’avrei mai scelto. Io come anima ritengo di averlo voluto, così come scegliamo ogni prova della vita – anche se ora non lo ricordo. L’anima ha già pianificato tutti i miei percorsi prima di incarnarmi, e questo è ciò che ritengo valga per ognuno di noi – anche se non posso dimostrarvelo.
Un anno senza un uomo, e sembrano cento. Un anno di matrimonio totale con me stessa, in buoni e cattivi tempi. In alti e bassi, anche se i bassi a ben guardare sono stati davvero minimi. Perlomeno per la mia percezione presente. E’ stato molto raro litigare con me stessa, perché ho vissuto un matrimonio d’amore.
Perché l’anima a volte sceglie cose che a noi umani sembrano illogiche o controproducenti? Solitudine, malattia, incidenti di percorso, perdite, colpi di scena, separazioni… Ebbene, non sono mai illogiche.
C’è sempre, sempre tanto lavoro da fare attorno ad ogni preda che s’inceppi nella nostra ragnatela. Ossia, ciascuno di questi eventi. Apparentemente “esterni”, per una pura distorsione percettiva dell’umano che tutto percepisce come “separato da sé”, quando in realtà ogni singolo evento non è che il prolungamento della nostra essenza, risiedente in quel 90% del cervello, dell’inconscio, della materia oscura universale, degli oceani terrestri, che non conosciamo ancora.
Guarda caso queste percentuali si corrispondono sempre.
Come pazienti ragni, dobbiamo ogni volta imparare a tessere attorno ad ogni forma diversa la nostra tela, una forma ancora nuova e integrare ogni evento nel nostro disegno. Solo così l’anima può continuare a espandersi e noi, come persone, possiamo continuare ad allargare le vedute, le percezioni, la familiarità con il nostro intuito, il muscolo della felicità e l’abbondanza del nostro capitale umano.
In un anno senza un uomo, se sei su un percorso di consapevolezza e di ricerca, potresti imparare a sublimare l’energia sessuale verso i tuoi obiettivi. Indirizzandola, canalizzandola. A volte puoi autoguarirti da mali minori nel corpo (a volte ci sono riuscita). O rafforzare un intento per realizzarlo, così come avviene con la pratica di recitazione dei mantra.
Ciò che ti dico potrebbe sembrarti complesso, invece è facile come fare il pane: tre ingredienti devi muovere, ma sono i tre ingredienti alla base di tutta la vita. E se impari a manovrare quelli puoi realizzare i tuoi sogni, amarti veramente, rendere la tua vita un senso di felicità costante e fare tanto bene anche agli altri.
Un anno senza un uomo non è qualcosa che sto augurando; è qualcosa che, se capita, glorifico. Come dovremmo glorificare qualsiasi cosa ci “capiti” (=traduzione: qualsiasi cosa la nostra anima abbia scelto per metterci alla prova ed evolvere).
Puoi scegliere di lamentarti e fare la vittima, di cadere in balia di un illusorio vuoto senza fondo, che tu percepirai come reale. È uno dei gironi dell’inferno, in passato li ho esplorati quasi tutti, ne ricordo ancora le mappe. È una vita terribile e comporta il massimo gradi di schiavitù e dipendenza (da tutto e da chiunque) che io abbia conosciuto.
Oppure puoi scegliere di prendere al volo qualunque pallina ti arrivi e farne un gioco, una scultura, uno strumento utile. Adattandoti attorno a quell’accadimento con la fluidità dell’acqua (che siamo), in modo da assumerne le forme.
Puoi farlo: il cervello resta plastico per tutta la vita, lo ha dimostrato anche la scienza, non abbiamo scuse. E se imparerai a farlo come esercizio quotidiano, la tua vita sarà un volo, una nuotata su una superficie languida e liscia, in cui tutto scorre come l’olio e in cui tu vedrai opportunità ovunque. Vedrai l’illimitatezza.
Un anno senza un uomo mi ha anche permesso di guardare bene il Maschile dall’esterno e di produrre il testo Il Maschile Sacro. Sondando il lato maschile in me e approfondendo, comprendendo meglio, conoscendo e ammirando il Maschile negli uomini e gli uomini stessi.
Di abbracciare in toto la mia intuitività, perché non puoi riuscire ad ascoltarti ogni secondo della giornata se non in un periodo di totale solitudine. Possibilmente, attraverso le diverse stagioni dell’anno – che rappresentano le diverse stagioni della vita.
(Qui l’articolo “Inverno in solitaria”)
E se non entri in contatto totale con la tua intuitività, non potrai mai andare a prendere nel tuo granaio tutti gli strumenti che ti sono propri, tutte le idee che ti salveranno da qualsiasi situazione e tutta la pienezza che ti farà vivere in traboccante estasi, a prescindere da qualsiasi evento “contingente”. E figurati allora cosa ti potranno fare la solitudine, uno screzio personale, un cambiamento di programma o un virus. Ne riderai.
Un anno senza un uomo è anche piena elaborazione di ricordi, nella veglia e nei sogni. Sogni simbolici, messaggi onirici dal passato e dal futuro, dalle essenze di chi è stato importante. È rielaborazione, ricostruzione in forme d’arte e creazione, quindi in nuove vite, dopo gli inverni dell’interiorità.
Un anno senza un uomo è la conoscenza della luce senza filtri, senza distrazioni, senza scuse o incentivi. È ritrovare la morbidezza dell’amore senza bisogno di passare da un “oggetto” di amore.
È alchimizzare momenti, stati d’animo, su tutta la gamma cromatica, musicale, olfattiva, gustativa e tattile sperimentata in una vita. Scoprire che non hai mai perso nulla per strada, che dentro di te sei un archivio perfetto del detto e non detto, di tutto il sentito, di un tesoro nascosto e segreto, invisibile agli altri. Un patrimonio esclusivo che non potrai mai, in nessun modo, registrare, riprodurre, digitalizzare, spedire e condividere. Se non, eventualmente, con una Fiamma gemella risvegliata e attiva.
Un anno senza un uomo è lavorare da sole sul primo chakra senza appoggiarsi a lui per trarre il suo nutrimento, le sue radici, le sue capacità manuali e pratiche, il suo orientamento, il suo problem solving, la sua sicurezza, la sua solidità materiale, la sua intuitività animale, il suo potere erotico.
In un periodo di solitudine femminile, potresti imparare a compensare questo tuo Maschile che ti mancava e che andavi a succhiare da lui come una farfalla su un fiore forte e appariscente.
Un anno senza un uomo è l’occasione per la piena riscoperta del potere femminile, in tutti i suoi meandri di mistero, le sue pratiche, i suoi cicli, la riconnessione con la luna e con Madre Terra e la riscoperta o l’apprendimento delle loro lingue. Lingue non umane, che non potrei descrivere in un articolo come si può fare con gli altri idiomi.
Un anno senza un uomo è anche testare i propri limiti, dove inizi e dove finisci, arrivare alle proprie frontiere interiori e toccarle, conoscerle, perdonarle. Cercare di allargarle e, laddove non si riesce, accettarle.
Questo non è un invito alla castità o alla solitudine.
È un invito a sfruttare al massimo, in direzione della nostra crescita e del nostro benessere, qualunque condizione presente.
Andarci dentro fino a sporcarci le mani nel suo sottosuolo e trarne il massimo nutrimento. Scoprendone la profondità e la pluralità di strati, di significati e significanti.
Fino a ripulire finalmente quella falda profonda e sentirci invadere dalla consapevolezza. Laddove vediamo la bellezza perfetta. Laddove tutte le nostre vene e arterie diventano fiumi di pura gratitudine e quindi di nutrimento. Per noi e per il mondo. Che di questo ha tanto bisogno.
Ricorda che puoi glorificare la vita attraverso l’amore di coppia o attraverso l’amore e basta. Ricorda che non esiste una opzione che escluda l’altra, se non nella mente duale.
Ricorda che per una Relazione (con la “R” maiuscola), devi prima esserti forgiata/o e avere percorso tutti gli altri viaggi del matrimonio interiore con te stessa/o, o la tua sarà sempre e solo re-azione a qualcosa e quindi nulla di realmente tuo.
E ricorda che l’energia sessuale è l’energia di tutto ciò che si muove, si crea e si realizza, è l’energia che porta alla manifestazione (persino degli angeli e di Cristo) e che non ti serve niente e nessuno per imparare a utilizzarla per gli scopi migliori che tu possa immaginare.
Ti basta essere viva/o. E questo è già tantissimo.
(Foto di copertina autoscatto – Sonia Serravalli Photo-Poetry)
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