RADHA E L’EROS UNIVERSALE (1)
LA DEA DELL’AMORE ESTATICO
Come promesso nell’articolo I Gemelli Tantrici, oggi vi parlo della dea tantrica dell’amore incondizionato e devozionale, quello in grado di schiudere il cuore completamente e di portare la persona a vivere in uno stato estatico, in comunione con le dimensioni più alte.
In Occidente, nessuno ci ha aiutati, crescendo, a riconoscere tendenze o sentimenti “estremi”, che non rientravano nella tiepida gamma delle storie romantiche e le co-dipendenze previste da copione (film, canzoni, romanzi…).
A causa di ciò, soprattutto da adolescenti ma anche da adulti, ci siamo più volte sentiti pazzi, “strani”, diversi o malati.
Molte persone hanno cercato di minimizzare certi impulsi al fine di standardizzarsi alla massa.
Perché emanare qualcosa che nessuno descriveva loro pareva molto pericoloso.
Mancavano del tutto sia una categorizzazione riconoscibile, sia un collocamento psicologico nella società per questa o quella tendenza, in confronto con gli altri e soprattutto una guida o un esempio!
Ciò è avvenuto sicuramente per molti casi. Tra questi il tipo di amore che vado a descrivere, inspiegabile secondo i dettami noti nella nostra cultura, se non ricorriamo ad archetipi universali che, purtroppo, non ci avevano messo a disposizione nella fase del bisogno.
Radha è quell’archetipo.
Non si era dunque soli o sole, quando è capitato (ai privilegiati che ne hanno fatto esperienza) di sentirsi esplodere di un amore che, da una persona, andava a diffondersi a tutto e tutti e non era più né contenibile, né reversibile.
No, non si era dunque soli: la spiritualità induista ne aveva già tracciato tutti i tratti e le indicazioni da seguire nel personaggio della Dea Radha. La dea dell’anelito romantico, erotico ed estatico. Noi, abbiamo dovuto crescere da soli, senza questo prezioso sostegno.
Per me, un archetipo è come la struttura su cui un traliccio di vite può crescere sicuro.
Gli archetipi sono quel sostegno e andrebbero presentati su un piatto d’argento a scuola, per comunicarci fin da subito che non siamo i primi a provare certi sentimenti devastanti e infiniti.
Sono anch’essi piani potenziali della realtà, che si allacciano alle nostre potenzialità spirituali e divine.
Nella nostra cultura purtroppo questo tipo di amore, porta per l’estasi, è stato soffocato da una scienza ottusa e determinista, reso tronco e monco perché qualcosa di così grande avrebbe spaventato anche la religione. E non si poteva permettere, perché la Chiesa doveva essere l’unica intermediaria tra noi e Dio.
Quindi l’abbiamo chiamato con nomi coniati ad hoc dalla psichiatria, oppure l’abbiamo insabbiato in qualche fondale di noi e abbiamo smesso di considerarlo, preferendo amori contenuti e socialmente accettabili, perché spiegarlo al prossimo sarebbe stato pericoloso.
L’antica conoscenza tantrica induista invece aveva già descritto tutto e abbondantemente, dando modo all’essere umano non solo di ascendere lungo una struttura portante e sicura, ma addirittura di sentirsi privilegiato per avere avuto accesso a tali percezioni sovrumane.
Io l’ho scoperta tardi, ma Radha, con l’intero “olimpo” delle divinità tantriche, sta guarendo e integrando con incredibile efficacia tutte le ferite e le lacune della mia anima, che la mia cultura non era riuscita a rappresentare. E l’anelito di condividerle con tutti voi è ormai pressante.
Nel caso di Radha (in coppia Radha e Krishna), parliamo di quel tipo d’amore che, diretto a un uomo o a una donna, riesce a farsi ponte per la persona da cui esso ha origine e a portarla alle stelle.
Il suo cuore non viene solo guarito, ma arriva ad esplodere per abbracciare tutto. Si inizia a vedere la bellezza ovunque. A riconoscere Dio non più solo nel proprio amato (cosa che sarebbe già illuminante di per sé), ma anche in tutte le altre persone, in un filo d’erba, in una pratica quotidiana, in ogni dettaglio.
Per spiegare meglio tutto ciò, lascio qui la parola a Sally Kempton, traendo brani qua e là dal suo prezioso libro “Il risveglio della Shakti”, oppure riassumendoli o parafrasandoli.
Nota: tutte le dee induiste sono considerate manifestazioni/facce diverse della Shakti (principio fondante universale femminile).
Faccio presente inoltre, per far comprendere il seguito, che le divinità archetipiche tantriche rappresentano lati potenziali di noi, attivabili o meno in questa o quella situazione senza che uno escluda l’altro/a; che non sono categorie rigide e che, in quanto forme spirituali, energetiche e psichiche, sono praticabili ed esperibili sia da una donna che da un uomo. Sono disponibili a tutti in quanto sono universali.
Aggiungo che se tante donne non hanno potuto manifestare e utilizzare per scopi più alti la manifestazione di Radha dentro di sé, se e quando è arrivata, molti uomini se ne sono addirittura lasciati schiacciare, chiudendo fuori la loro emotività per sempre e corazzando il proprio cuore per la paura di soffrire ancora.
Ciò che era uno strumento potente, utilizzabile per evolverci con le giuste conoscenze, è stato in Occidente puramente subito, frainteso e poi negato. L’uomo bianco ha avuto paura. Si è così precluso delle vie che ora invidiamo agli iniziati di altre culture.
Per questo, ritengo questo articolo molto importante. Lo dividerò in due parti (uno oggi e uno a breve) data la cospicua mole di materiale sull’argomento.
Ecco Sally K.:
“Ti è capitato che il tuo amante ti sembrasse a volte così divinamente bello da sentirti quasi in adorazione per lui? Allora sai cosa significa amare come Radha.”
“Radha è la dea degli amanti e dei romantici disperati. Il dramma appassionato, erotico di Radha è uno dei grandi miti del mondo di amore e separazione.”
“L’energia di Radha è presente ovunque ci sia un amore appassionato e il desiderio di fondersi con l’altro. Potrebbe anche apparire come una compulsione sconsiderata a seguire gli impulsi erotici contro ogni ragione e praticità.
Come archetipo divino, tuttavia, la Shakti di Radha va ben oltre l’impulso umano verso la passione romantica. Entrare in sintonia con la Shakti di Radha può scoprire il cuore ardente dell’Eros universale. Quell’energia vitale radicalmente impersonale che crea la dolcezza della vita – dentro al desiderio per un amante umano.
A livello spirituale, quando l’energia Radha si risveglia in noi, può trasformare un tiepido interesse per la pratica interiore in una storia d’amore estremamente personale con l’amato interiore. Lei è una delle segrete Shakti che trasmutano il desiderio ordinario in anelito e la passione in combustibile per il cammino spirituale. (Un esempio: Teresa D’Avila verso Gesù).
L’energia di Radha è impressa in modo così indelebile nella psiche collettiva che ai giorni nostri rimane uno dei nostri grandi modelli mitici di devozione appassionata.
Nel movimento indiano “bhakti” insegnavano che il sentiero dell’amore è superiore ad ogni altro metodo spirituale. Nella devozione ci si perde nel divino. Un elemento chiave del percorso bhakti è che ogni emozione umana può essere rivolta verso Dio.
Krishna era Dio come essere umano. Per chi capiva la lezione più profonda in questo, ciò implicava una possibilità ancora più radicale, e cioè che ogni essere umano può essere avvicinato come una forma del divino e può essere amato con devozione.
Il poeta Chandidas ha descritto il suo approccio tantrico alla comunione con il divino attraverso l’amore umano come “il percorso naturale” (sahaja).
Qualunque forma di amore poteva innescare il flusso di beatitudine.” (N.d.R. a me è capitato anche verso un luogo che mi apriva le percezioni e mi faceva sentire innamorata di tutto, il Sinai, in cui scelsi di vivere per ben nove anni, e solo attraverso la figura di Radha comprendo oggi cos’ho sperimentato).
“Ma una particolare forma di devozione era considerata superiore alle altre. Era il percorso dell’amante erotico-romantico.
Come i trovatori dell’Europa medievale, gli scrittori bhakti credevano che l’ossessione sentita da una donna per il suo amante potesse trasformare il cuore in un modo che nessun amore comune e rispettabile potrà mai fare.
Dirigere un amore del genere verso il divino significava cercare la dissoluzione dell’ego e aprirsi alla più elevata forma di dolcezza.”
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