PICCOLO POPOLO E SPIRITI DELLA NATURA
LA MAGIA DEL “PICCOLO POPOLO”
“Sin dagli albori della civiltà, gli spiriti di natura, che comunemente sono conosciuti con il nome di “piccolo popolo” o “buon popolo”, sono stati gli eterni protagonisti dei racconti di fondazione di antiche civiltà, del Folklore e delle tradizioni popolari locali.
Con il termine “piccolo popolo” si prendono in considerazione numerosi spiriti presenti nell’immenso regno di Madre Natura, indicati con i nomi più svariati quali folletti, gnomi, elfi, fatte, silfidi, draghi, sirene e molti altri ancora.
L’uomo ha tramandato nel corso dei millenni attraverso la scrittura, l’arte e le testimonianze orali l’esistenza degli spiriti e della profonda relazione tra noi e questi esseri straordinari.
Tale conoscenza e rapporto con gli spiriti ancestrali è visibile e presente già anticamente nelle prime testimonianze artistiche rupestri a partire dal 40.000 A.C.
I nostri antichi, infatti, hanno riportato nelle pitture rupestri molte figure umanoidi e teriomorfe, entità ultraterrene che sono state registrate insieme a immagini geometriche, animali stilizzati e paesaggi, e che rappresentano il primo folklore conosciuto nella storia.
Il giornalista e ricercatore scozzese Graham Hancock nel suo libro “Sciamani” sostiene che le raffigurazioni rinvenute dall’antropologo sudafricano David Lewis-William su moltissime pitture rupestri nel mondo siano state prodotte da culture sciamaniche che rappresentavano la realtà percepita in uno stato alterato di coscienza, grazie anche probabilmente all’assunzione rituale di alcuni composti psicotropi come il famoso fungo Amanita Muscaria.
(Leggi anche: “Il bosco e le droghe”)
Hancock riprende questa interpretazione, arrivando alla conclusione che molte entità magiche e spiriti della natura descritti in quest’epoca siano probabilmente uguali a quelli rappresentati nelle grotte rupestri.
Alcuni scrittori e ricercatori del folklore come Carlo Ginzburg ed Emma Willbuy hanno dichiarato che esiste un legame diretto tra la narrazione sciamanica e il folklore incarnato in periodi classici, medievali e successivi, che spesso descrivono entità come fate, ninfe, sirene, elfi, eccetera. […]”
“Si è scoperto che alcuni racconti avevano radici preistoriche. I ricercatori, infatti, hanno constatato che alcuni racconti erano più antichi dei primi documenti letterari conosciuti, risalenti persino l’età del bronzo.
Ad esempio, la fiaba “Jack e la pianta di fagioli”, nella sua forma storica di origine arcaica “Il ragazzo che rubò il tesoro dell’Orco”, ha avuto origine quando le lingue indoeuropee orientali e occidentali si separarono, ovvero più di 5000 anni fa.
Si stima che il racconto popolare intitolato “Il fabbro e il diavolo”, dove un fabbro vende la sua anima con un patto al diavolo per acquisire abilità soprannaturali, risalga a 6000 anni fa.
Anche le fiabe “La bella e la bestia” e “Tremotino”, scritte per la prima volta nel XVII secolo, in realtà hanno almeno 4000 anni. […]
(Leggi anche: “Invocazione agli elementi”)
Anche il più grande studioso di fiabe russe Vladimir Propp, nel suo libro “Le radici storiche dei racconti di fate” (N.d.r. il libro di Propp “Morfologia della fiaba”, letta durante i miei studi universitari, mi ha cambiato la percezione del mondo), dimostra come i racconti e le fiabe di magia, dove siano presenti fatte, folletti, elfi e altri spiriti di natura, sono i più antichi documenti storici risalenti alla preistoria indoeuropea.
Propp, analizzando più di 100 racconti popolari russi tratti dal Corpus fiabesco di Alexander Fyodorovich Afanasyev, stabilisce come le fiabe di magia siano in stretta relazione ai più antichi riti di iniziazione.
L’eroe, come un giovane iniziando, è sottoposto a numerose prove che supera grazie a mezzi soprannaturali o con l’aiuto di figure magiche, raggiungendo la condizione di uomo maturo. Tutto ciò conferma un legame molto profondo con gli spiriti di Natura nelle società indoeuropee nei tempi passati.” […]
“L’antropologo americano W.Y.Evans-Wentz tra il 1907 e il 1910 ha viaggiato nelle regioni d’Irlanda, Scozia, Isola di Man, Galles, Cornovaglia e Bretagna, documentando il folklore fatato e raccogliendo storie incredibili di testimonianze di uomini e donne entrati in contatto con il mondo del Piccolo Popolo.” […]
“Furono molte le famiglie nobiliari che durante il Medioevo affermavano di avere una fata come fondatrice della propria dinastia.
Nei racconti popolari e nella letteratura medievale si narra che la dinastia Limburgo-Lussemburgo, la casata d’Angiò, la casata dei Plantageneto e la casata francese di Lusignano discendessero dalla famosa fata Melusina.
Legata anche al mito della fondazione del paese di Lussemburgo, la leggenda di Melusina affonda le sue radici nelle antiche tradizioni celtiche. La fata viene raffigurata come uno spirito femminile metà dona e metà serpente o pesce, dalla vita in giù.
Nella storia si narra di un cavaliere di nome Raimondino che, mentre è a cacia nella foresta di Colombiers, uccide per errore suo zio. Disperato, trova rifugio presso una fonte d’acqua situata nelle profondità di un bosco, dove incontra tre splendide fanciulle, tra cui vi è proprio Melusina.
La donna gli rivela di essere al corrente dell’incidente occorsogli e di poterlo aiutare, offrendosi di sposarlo, a patto che lui non cerchi mai di vederla di sabato.
Questo apparente tabù permette a Melusina di stare da sola con se stessa nella sua completa essenza di Fata e nel contempo permettere al futuro marito di provare la lealtà alla promessa fatta.
Il matrimonio si rivela subito fonte di grandi benedizioni per Raimondino, che seguendo le sapienti indicazioni della moglie, risolve ogni disputa e appiana ogni problema che si presente, e fonda quella che sarà conosciuta come “la casa dei Lusignano”.
Questa felicità, però, viene presto turbata dalle malevoli dicerie del fratello circa l’abitudine di Melusina di isolarsi un giorno a settimana.
Condizionato dai pensieri del fratello, Raimondino non resiste alla tentazione e si accinge a spiare la moglie sperando di coglierla in fallo.
Ma quando si avvicina furtivamente alla stanza segreta dove vi è Melusina, egli rimane sgomento nel vedere che a moglie possiede, dalla vita in giù, una coda di pesce. Infatti, Melusina è una Fata appartenente alla razza delle Sirene.
Le conseguenze della slealtà di Raimondino, verso la promessa fatta alla moglie, si rivelano tragiche: Melusina non perdona la promessa infranta e vola via senza esitazione, gettando Raimondino nella più vile disperazione.
Le vicende della Fata Melusina furono rivendicate dai Lusignano, vantando la loro discendenza dalla Fata attraverso la composizione della cronaca “Roman de Mélusine” dello scrittore Jean D’Arras nel 1387.”
Questa e tante altre evidenze, leggende, ricerche e rivendicazioni di incroci con gli esseri del Piccolo Popolo nel libro, da cui ho tratto questi brani, “IL GRIMORIO DEGLI SPIRITI DI NATURA – La Magia del Piccolo Popolo” di A. Picchio Verde e A. Fàélz.
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(Femminile e Maschile; Fiamme gemelle, crescita personale, spiritualità, romanzi, downshifting, poesie…)
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