L’UOMO SCONNESSO DALLA PROPRIA NATURA E DAGLI ALBERI
LA NATURA SFREGIATA
L’uomo deve essere fermato – e rieducato all’equilibrio e alla bellezza
Si è sempre detto “uomo” quando si volevano enumerare le imprese e le conquiste del genere umano di “uomini e donne”. Lascia allora che io usi il termine “uomo”, e non “uomo e donna”, anche quando è venuto il momento di parlare delle sue nefandezze.
Di ciò che sta uccidendo ciò che di nobile c’era nell’essere umano. E ciò che di spontaneo, saggio e sostenibile ci portavamo dentro per natura per essere guidati in questa esistenza.
L’eden, il mitico paradiso terrestre, non ci è mai stato tolto o negato. Ce lo siamo negati da soli, secolo dopo secolo (e nell’ultimo abbiamo perso ogni rotta), mettendocela tutta nel rendere un inferno ciò che era geniale, perfetto e oltretutto autosostenibile.
A prescindere dal fatto che su questo tema si potrebbe scrivere un’intera biblioteca, mi voglio concentrare in particolar modo su un punto.
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La natura degli alberi e come la deturpazione e lo scempio che l’uomo sta perpetrando su di essi, anche nel nostro paese, corrisponda a una disconnessione dall’anima che rende possibile l’uomo stesso.
Nella convinzione – come nel mito di Lakshmi – che è l’energia del femminino selvatico la parte che aiuterà e sta aiutando il genere umano tutto a risvegliarsi da questa sorta di letargo fatale
Per prima cosa, voglio portare all’attenzione cose che facciamo continuamente che stanno conducendo il nostro mondo allo sbaraglio, all’autodistruzione e a una via di non ritorno.
Perché ciò sta avvenendo? Perché abbiamo “perso la connessione”, con noi stessi e con quell’entità che chiamiamo da sempre “madre natura”.
Il film Avatar fa particolare riferimento a questi concetti, al panteismo, a una visione olistica del mondo, all’interconnessione tra tutti gli esseri viventi e allo spirito divino insito in piante e animali. ANIMA-LI.
“Non è che ti sei perso nel bosco, vero? Hai dimenticato per quale squadra giochi?”
L’uomo bianco/occidentale è stato ripetutamente avvisato sui passi falsi che stava intraprendendo, ma non ha voluto ascoltare.
“Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche.”
E qui ormai non è più solo una questione di “mangiare”, ma dello stesso “respirare” (ossigeno) e delle risorse idriche alla base della vita.
Quella nota citazione è solo uno dei tanti esempi di indicatori passati.
Esempi di appelli inascoltati che si susseguono fino ad oggi. Per dirne una, con la cacciata di tribù autoctone da vaste zone dell’Indonesia, della Malesia e dell’America Centrale per la coltura della palma da olio (il famigerato “olio di palma”, i cui danni non si limitano a quelli antropologici e umani, ma si estendono a quelli di deforestazioni e relativa scomparsa di innumerevoli esseri animali e vegetali). Con gli stessi indegni episodi di violenza su esseri umani e natura per far spazio agli allevamenti nel continente americano.
(Articolo: Possibile far questo a un albero?)
Ma gli esempi di distruzione della natura e anche di omicidi insabbiati di attivisti coraggiosi sarebbero numerosissimi e non è questa la sede per elencarli.
Quello che voglio mostrarti è che molti danno per scontato ciò che capita sotto i nostri occhi tutti i giorni. Molti vivono come normale ciò che normale non è affatto.
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Dovunque ci giriamo, siamo circondati da alberi che sono stati mozzati, deturpati, scannati. Privati di tutti i rami bassi che davano loro equilibrio nel vento, della loro intera chioma, della possibilità di strutturarsi in maniera sicura, per non dire in ultimo di, semplicemente, “essere belli”.
Giardini privati e anche viali pubblici (con lavori arboricoli approvati dai Comuni!) pullulano di obbrobri in stile post-atomica o film dell’orrore (ricordate Morticia degli Addams che tagliava le rose e teneva il gambo? Non siamo più molto lontani da questo).
All’albero non viene più concesso di essere albero: deve essere un moncherino. Così che l’uomo esprima sull’esterno l’auto-castrazione che sta in realtà praticando in tutti i modi su se stesso. Così che si illuda di averlo sottomesso, di averlo messo sotto controllo come tutte le forze naturali da cui si è sconnesso. Non rendendosi conto dei danni immani causati a se stesso (nel caso degli alberi: dalla tenuta stradale, alla perdita in quantitativi di ossigeno, al pericolo che questi alberi causeranno e stanno già causando durante temporali e trombe d’aria).
Lo sapevi, per esempio, che ad ogni ramo tagliato corrisponde una radice che muore?
Che le piante hanno ciascuna un “carattere” e che, lontano dalla nostra vista, hanno una rete di comunicazione sotterranea tramite la quale “si parlano”, si organizzano, si difendono e si aiutano?
Ho creato la seguente galleria di immagini prese solo a spot e solo nella mia zona (ti lascio quindi immaginare quante sarebbero se raccolte in giro per tutta l’Italia).
La prima constatazione da fare sfiora l’ovvietà: questi alberi non stanno bene.
Sono come donne mutilate di seno, clitoride o utero o sfregiate in volto. La triste presa di coscienza dello scempio umano operato sulla natura, sempre dietro compenso – gare d’appalto, riconoscimenti ufficiali e regolamenti non rispettati dagli stessi Comuni.
Per questo primo punto, posso solo dire che ciò che è ovvio è ovvio. Diciamo che magari purtroppo spesso chi non è del settore tende a non farci neanche più caso. O soprattutto a dare cieca fiducia a chi si occupa della cosa, specializzato nel trattamento di questi splendidi esseri vegetali necessari alla nostra sopravvivenza – perché così dovrebbe essere.
Per non dire che c’è ancora chi crede che, “per gli alberi come per i capelli”, più tagli e più sani. Bene, purtroppo nel caso degli alberi mai leggenda popolare fu più lontana dalla realtà.
La donna è madre e creatrice, insieme all’uomo, di vita. Non può o non può più esimersi dal venire coinvolta in crimini contro la vita stessa. La vita di noi tutti.
Per questo, ho deciso di spiegare qui perché mozzare un albero non fa bene all’albero stesso e perché gli dimezza la vita anziché “renderlo più forte”. Ho deciso che questo argomento non è affatto fuori tema in un blog (/bosco virtuale) che si occupa di donna selvaggia, di valori primordiali, di intercomunicazione con tutti gli esseri e di vita.
E soprattutto, ho scelto di condividere con te queste informazioni perché mi sono stancata di decenni di uomini che continuano ad amputare la natura adducendo come motivazione solo il fatto che “loro sanno quello che fanno” e che “si fa così perché hanno sempre fatto così”.
Ecco, se non altro, dopo la lettura di questo articolo, qualche seme in più sarà stato sparso e tu stessa potrai informare, raccogliere petizioni, sensibilizzare, scriverne.
Perché combattere l’ignoranza è un dovere, specie quando ne va dell’ossigeno stesso, dell’acqua, della nostra sicurezza fisica e dell’equilibrio tra noi e il mondo.
L’equilibrio include (nessuno escluso): conoscenza e da qui saggezza, ascolto, scambio, riconoscenza, armonia e da qui bellezza. Un albero è e dovrebbe essere tutto questo. E noi verso di lui.
Invece, stiamo rovinando tutto e i primi a pagarne le conseguenze siamo proprio noi. E questo è logico e ovvio, perché non siamo separati dagli altri esseri. A volte, siamo talmente ottusi che neanche lo riconosciamo.
“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità, assaporando tutto il midollo della vita” – Filosofo Henry David Thoreau
Ti lascio queste informazioni raccolte da un arboricoltore che ha studiato arboricoltura sui libri e presso numerosi corsi e workshop, non dal “sentito dire”.
Fanne buon uso e condividi per favore, perché la Terra la dobbiamo salvare noi.
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POTATURA E CONVIVENZA
“Il professionista che si occupa della gestione degli alberi ornamentali si chiama Arboricoltore.
Chiunque è in grado di prendere una motosega e tagliare dei rami. Ma un arboricoltore qualificato sa come, dove, quando e quanto potare.
La prima domanda che bisogna porsi è:
Perché si pota? Quale è lo scopo della potatura?
Esistono diversi tipi di potatura a seconda del caso.
La scelta del tipo di potatura va fatta in base alla necessità della pianta, valutando specie, età, dimensioni ed eventuali sofferenze.
In pratica, ogni pianta è una vita a sé, e a seconda della sua condizione ha bisogno di un intervento mirato.
Spesso si vedono giardini dove le piante sono mozzate tutte alla stessa altezza, che esse siano conifere o latifoglie, giovani o anziane…
Attenzione però, la potatura non è obbligatoria, molti alberi subiscono danni da potature non necessarie. (Ndr. E’ insito nell’uomo moderno pensare che il suo intervento sia necessario per “fare stare in piedi il mondo”).
Bisogna dire che ogni taglio che facciamo su un albero è un danno.
Un operatore preparato sa come e dove tagliare affinché questo danno sia il minore possibile e la pianta riesca a rimarginare al meglio le ferite.
Chiaramente in contesto urbano gli alberi devono convivere con caseggiati e strade e perciò bisogna valutare anche le esigenze pratiche di ingombro e di sicurezza.
Articolo: La capitozzatura è sempre un danno grave per un albero.
Non è vero che potare molto rinvigorisce, questa è una leggenda nata dall’osservazione del dopo-capitozzo (cioè una crescita rapida e vigorosa) e dalle pratiche nei frutteti in ambito produttivo.
Un albero mutilato della chioma ha una reazione di emergenza. Utilizza le proprie riserve energetiche per produrre rami in gran quantità.
Ripetute potature drastiche fanno esaurire queste energie e quando non bastano più la pianta deperisce e muore.
Le piante capitozzate (= decapitate, mozzate nei loro rami portanti) sono deboli, hanno un’aspettativa di vita molto più bassa, costi di gestione alti e maggiori rischi di sicurezza.
Per valutare la potatura di un albero affidiamoci ad una semplice regola:
Una pianta ben potata ha un aspetto gradevole e non sembra potata.
Un albero può avere, anche in città, una vita anche molto più lunga della nostra. Durante la quale ci sarà bisogno di potature periodiche.
Una gestione corretta dell’albero offre diversi benefici:
1- Nel corso degli anni diminuiscono i costi di manutenzione. Le piante sono sane e non presentano reazioni esagerate, gli intervalli di potatura diventano meno frequenti nel tempo.
2- Una pianta bella e sana alza il valore immobiliare di una proprietà. Al contrario, una pianta deperita o morente è vista solo come un onere.
3- Un albero in salute è più sicuro e non presenta rischi per oggetti o persone.
4- Solo un albero sano e ben sviluppato assolve ai suoi doveri come filtrare le polveri inquinanti, consolidare il terreno, rinfrescare l’aria e accogliere biodiversità.”
E poi i giornali titolano “alberi killer”, “tromba d’aria killer”, “clima killer”…
Ricordati che qui di killer c’è solo l’uomo e la sua ignoranza.
⇒ ⇒ ⇒ I MIEI LIBRI
ARMONIZZAZIONE DELL’ANIMA
vaglielo a spiegare a queste testine. Osservare la Natura e copiare ciò che c’è di buono. E’ una grande chimica con milardi d’anni d’esperienza. Peccato permetta il cannibaismo fra pesci, ucclli ed animali in genere uomo verso altri Animali. Toccherebbe darle un’educata in questo campo. Certo non le manca la fantasia e la capacità di cibare senza cannibalismo. Caldo, terra, piante, acqua ed ovviamente aria e nascono le “farfaline”. Mi risulta personalmente…..