le vere origini dell'Epifania

LA VERA ORIGINE DELL’EPIFANIA

CHI È LA BEFANA?

Voglio incominciare questo articolo con la prefazione del sito Cure-Naturali riguardo al significato dell’Epifania:

Rifulgere è alla portata di tutti. Avviare un processo mediante cui si riconoscono i “rami da tagliare” significa prima di tutto accorgersi che qualcosa va eliminato.

È questo il significato profondo dell’Epifania. Per rinnovare occorre vedere con calma cosa bruciare. Vediamo dove si origina la scia lasciata dalla scopa della vecchina che dispensa doni il 6 di gennaio.”

L'Epifania e i fuochi

Proseguo con un brano tratto da un articolo di un quotidiano toscano che linko qui.

“La vera origine della Befana (corruzione lessicale di Epifania, dal greco epifáneia) sembra risalire a riti propiziatori pagani, risalenti al X-VI secolo a.C., legati ai cicli stagionali legati all’agricoltura, relativi al raccolto dell’anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo.

Gli antichi Romani ereditarono tali riti, associandoli quindi al calendario romano, e celebrando, appunto, la fine dell’anno solare, fondamentalmente il solstizio invernale e la ricorrenza del Sol Invictus.

La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti, da cui il mito della figura “volante”.

la storia della Befana
Immagine: Roxanne Watson

L’aspetto da vecchia sarebbe anche una raffigurazione simbolica dell’anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare, così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare dei fantocci vestiti di abiti logori, all’inizio dell’anno.

Dall’antico rito del falò, deriverebbe dunque il carbone – o anche la cenere – inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, in ricordo, appunto, del rinnovamento stagionale, ma anche dei fantocci bruciati. Nell’ottica morale cattolica dei secoli successivi, nelle calze e nelle scarpe veniva inserito solo il carbone come punizione per i soli bambini che si erano comportati male durante l’anno precedente.”

L’enciclopedia Treccani ci dice qualcosa di interessante sull’origine del termine Epifania. Eccolo qui:

“Termine greco (ἐπιϕάνεια, «manifestazione»), usato in senso religioso dai Greci per indicare l’azione di una divinità che palesa la sua presenza attraverso un segno (visione, sogno, miracolo ecc.). Sono ricordate epifanie di Zeus, di Artemide, di Dioniso, e in particolare, di Asclepio, divinità sanatrice, che si manifestava al paziente, per lo più in sogno. 

Nel mondo cristiano il termine è passato a designare la festa, di sicura origine orientale (certo non precedente al III sec.), commemorativa delle manifestazioni divine di Gesù Cristo: il battesimo di Gesù nel Giordano, l’adorazione da parte dei Magi e il primo miracolo a Cana.”

Il blog La Soffitta delle Streghe ci rilascia un articolo molto interessante sulla storia della figura della Befana, da cui traggo quanto segue:

In epoca medioevale si dà molta importanza al periodo compreso tra il Natale e il 6 gennaio, un periodo di dodici notti dove la notte dell’Epifania è anche chiamata la “Dodicesima notte”.

È un periodo molto delicato e critico per il calendario popolare, è il periodo che viene subito dopo la seminagione; è un periodo, quindi, pieno di speranze e di aspettative per il raccolto futuro, da cui dipende la sopravvivenza nel nuovo anno.

In quelle dodici notti il popolo contadino credeva di vedere volare sopra i campi appena seminati Diana con un gruppo più o meno numeroso di donne, per rendere appunto fertili le campagne.
Nell’antica Roma Diana era non solo la dea della luna, ma anche la dea della fertilità e nelle credenze popolari del Medioevo Diana, nonostante la cristianizzazione, continuava ad essere venerata come tale. All’inizio Diana e queste figure femminili non avevano nulla di maligno, ma la Chiesa cristiana le condannò in quanto pagane e per rendere più credibile e più temuta questa condanna le dichiarò figlie di Satana.

Diana, da buona dea della fecondità diventa così una divinità infernale, che con le sue cavalcate notturne alla testa delle anime di molte donne stimola la fantasia superstiziosa dei popoli contadini. In questi secoli nascono i racconti delle streghe, dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno.

Nasce anche da qui la tradizione diffusa in tutta Europa che il tempo tra Natale ed Epifania sia da ritenersi propizio alle streghe.
E così presso i tedeschi del nord Diana diventa Frau Holle mentre nella Germania del sud, diventa Frau Berchta.
Entrambe queste “Signore” portano in sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della vegetazione e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento. Si spostano volando o su una scopa o su un carro, seguite dalle “signore della notte”, le maghe e le streghe e le anime dei non battezzati.

Strenia, Diana, Holle, Berchta, da tutto questo complesso stregonesco, ecco che finalmente prende il volo sulla sua scopa una strega di buon cuore: la Befana.
Valicate le Alpi, la Diana-Berchta presso gli italiani muta il suo nome e diventa la benefica Vecchia del 6 gennaio, la Befana, rappresentata come una strega a cavallo della scopa, che, volando nella dodicesima notte, lascia ai bambini dolci o carbone.”

Molto interessante questo punto, sul sincretismo delle varie origini della Befana:

“Nella Befana si fondono tutti gli elementi della vecchia tradizione: la generosità della dea Strenia e lo spirito delle feste dell’antica Roma; i concetti di fertilità e fecondità della mite Diana; il truce aspetto esteriore avuto in eredità da certe streghe da tregenda; una punta di crudeltà ereditata da Frau Berchta.”

fuoco e candele
Ti invito anche a leggere il mio articolo poetico-alchemico sulle “dodici notti” e sul periodo delicato che va dal Solstizio d’inverno all’Epifania.

Concludo con lo stesso sito con il quale ho iniziato, invitandoti a svolgere, per conto tuo, un tuo proprio rituale di purificazione per il tuo rinnovamento, approfittando della forza antica insita in questa festività (poi ci sentiamo presto, raccontami sotto la tua esperienza al riguardo! 🙂 ):

“Questa festa è poi molto legata al significato simbolico del fuoco che divampa ed elimina il superfluo. Il legno arde e con esso qualcosa che non serve più. La combustione aggiunge luce.

(Leggi anche “Risbegliarsi al fuoco”)

In molte tradizioni si scrive anche su un foglio quanto si vuole lasciare andare o un oggetto legato a una memoria da trasformare e li si lascia andare al camino o al fuoco organizzato all’aperto.
Spesso la stessa Befana in forma di pupazzo viene bruciata o colpita.”


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