LA SCOPA, SIMBOLO ANTICO
Infinite volte, fin da bambini, ricorre nelle fiabe, nell’arte e nella realtà un oggetto il cui valore simbolico ha attraversato la storia umana. Ma infinite volte ne ignoriamo il significato recondito.
Uno di questi è la scopa.
LA SCOPA
La scopa. Da simbolo fallico a prolungamento della bacchetta magica. Da strumento usato nei riti di fertilità a importante oggetto mediatore dei poteri dell’albero e dei suoi rami….
La scopa fu ritenuta dotata di poteri magici sin dall’antichità.
Come dice il blog La Grande Madre:
“Pare che la scopa sia nata non come attrezzo di pulizia ma come strumento indispensabile per purificare i luoghi di culto, particolarmente con la nuova stagione quando “la dea del bel tempo” spazzava via le nuvole.”
Secondo il dizionario dei simboli (“Simboli” – Garzantine edite da Garzanti), la fiaba dell’apprendista stregone che trasforma la scopa in un servitore è presente già nell’antico Egitto e presso altre culture antiche.
Rifacendosi a queste credenze antiche, “Pitagora vietava di scavalcare una scopa.
Durante la festa delle anime delle Antesterie le ombre dei morti venivano a visitare le case dei vivi e vi trovavano accoglienza, ma in seguito venivano scacciate mediante l’atto simbolico dello spazzare tutte le stanze con la scopa.”
(Le Antesterie erano feste celebrate in onore di Dioniso che hanno a che fare direttamente col piacere del vino e con il “fiorire primaverile“).
Nell’antica Cina era proibito lasciare una scopa nelle camere mortuarie, perché si pensava che il morto potesse fare ritorno proprio attraverso questo oggetto.
I giocatori evitavano la presenza di una scopa, perché avrebbe potuto “spazzare via la fortuna”.
“Al contrario, in occasione della festa di Capodanno, la dea del bel tempo era venerata e benvoluta proprio perché spazzava via le nuvole della pioggia.”
In Europa si è anche ripetutamente attribuito ai filamenti della scopa un potere germinativo.
“La scopa tra le gambe nude delle streghe è vista spesso come simbolo fallico.”
“Nell’antico Messico si teneva una festa della scopa e dello spazzare. Vi si celebrava l’antica dea ctonia Teteoinnan (madre degli dei secondo gli Aztechi) allo scopo di scacciare le sventure e le malattie.”
In origine, forse questo strumento deriva dai riti della fertilità. Come ci dice il blog Spirito Della Natura:
“La simbologia di questo strumento ci arriva da tempi ben più lontani, quando i nostri antenati erano primitivi. Tutti abbiamo in mente l’immagine dello sciamano con il bastone, strumento di potere e di connessione con le forze della Natura, al quale si affiancava spesso una frusta fatta di piccoli bastoni o di peli di animali, che serviva per celebrare gli antichi riti della fertilità nei quali lo sciamano frustava le donne che in seguito si sarebbero accoppiate per generare nuove discendenze. Questi riti risalgono al neolitico, e se ne ha traccia in Nord Europa fino alla cristianizzazione di queste terre. Un rito simile era praticato a Roma nei Lupercali ad opera dei sacerdoti del Fauno che attraverso le fruste propiziavano la fertilità del terreno e delle donne nel periodo in cui anche la natura rinasceva (metà febbraio).”
E:
È probabile dunque che fosse proprio il manico della scopa questo oggetto sul quale si spalmava l’unguento e a tal proposito c’è da ricordare che la stregoneria medievale era una pratica “casalinga” dove gli strumenti sono quelli di uso comune (anche perché non dovevano destare nessun sospetto).
E come sempre accade quando la Chiesa non poté estirpare i simboli antichi con il terrore, come ad esempio demonizzando la scopa e il tridente, trasformò questi simboli come nemici delle Streghe. Durante le persecuzioni infatti la scopa divenne un amuleto scaccia Streghe: si attribuì alla scopa appesa alla porta di casa il potere di tenere lontane le streghe in quanto queste prima di entrare avrebbero dovuto contare tutti i fili di saggina con cui era formata!”
Poi, ne parla il già citato libro “Mitologia degli alberi” di Jacques Brosse:
“Si son dovuti spesso confondere in un’unica riprovazione rabdomante e stregone, se non addirittura la bacchetta divinatoria e la famosa scopa delle streghe.
In effetti, la scopa è in origine magica. Negli antichi santuari e ancora ai giorni nostri nei templi induisti o buddhisti dell’Estremo Oriente, spazzare era un atto di culto; liberava il terreno sacro da sporcizie venute dal mondo esterno, dal mondo profano, e poteva essere compiuto solo da mani pure. Lo scopo è un fascio di verghe, di sottili ramoscelli d’albero.
Nei paesi in cui le betulle abbondano, si legavano insieme rametti di betulla, albero degli sciamani, mentre nel sud dell’Europa si usavano rami di Ginestra “da scope” (Sarothamnus scoparius Wimm), da cui il nome della scopa stessa.”
Infine, non scordiamo che è la scopa a dare origine al rituale femminile del cerchio sacro, sia nell’antichità, sia nella odierna Wicca.
Secondo il libro I poteri della Wicca di Vivianne Crowley, solo l’atto dello spazzare e il suono della scopa a preparare il pavimento possono condurre ad uno stato meditativo.
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