FESTEGGIANDO IMBOLC
NON SI FERMANO LE FESTE PAGANE
“La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare.
Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.” (Tratto dal sito Il Cerchio Della Luna)
La festa pagana Imbolc cadeva il 1 febbraio (le celebrazioni andavano tra l’1 e il 2 febbraio), nel punto mediano tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera. E’ l’apice dell’inverno e per questo l’inizio della discesa, della sua parabola discendente.
(Leggi anche: “Imbolc e la promessa di primavera”)
“Fatica a immaginare”, forse, per chi vive una vita meccanica, in città, tra quattro pareti e per chi non è meteoropatico (qui il mio articolo sulla meteoropatia e consigli al riguardo).
Ma devo dire che questo brano mi dà tante risposte su come mi sento io personalmente ogni anno in questo periodo, poiché vivo solo delle verdure di stagione (che si stanno esaurendo e che sono molte meno di quelle delle altre stagioni dell’anno) e ahimè sento ancora il tempo come fossi un’antenna, come se i millenni non fossero passati.
Nello stesso tempo, la maggiore presenza della luce, i boccioli delle orchidee turgidi e pronti a sbocciare e le inebrianti fioriture dei calicantus mi fanno già sentire da un po’ di giorni che “il peggio è passato”, che “gli inferi” (interiori ed esteriori) a cui ci aveva accompagnato Halloween mi stanno ora scortando verso l’uscita nella luce: la rinascita è vicina.
E ad ogni primavera ci è offerta l’occasione di cambiare vita, cambiare stile, cambiare modalità, cambiare pensieri ed aggiornare il nostro essere a ciò che siamo diventati. E tutto ciò è vicino. Anche al risveglio dei nostri sensi dopo la stagione buia e uggiosa ormai manca poco.
Tutto questo è il senso di Imbolc, antica festività celtica che celebrava il ritorno della luce e al risveglio della terra e delle piante, di cui si inizia a intuire il movimento.
Dallo stesso sito:
“Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura.
Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava all’imbrunire del giorno precedente).”
Presso i Celti, che notoriamente vivevano in stretto contatto con Madre Terra, la festività di Imbolc era consacrata a una divinità femminile:
“Brigit, la Triplice dea, è una delle feste dette “festa del fuoco” perché si festeggiano attorno ai falò rituali.
Infatti il fuoco è simbolo di luce e di purificazione, di sostentamento e di fecondità. Esso rappresenta il Dio che feconda la Dea (articolo sulla Coppia Sacra qui), l’energia maschile e quella femminile che si incontrano per dare origine alla vita.
I riti che si compiono in questi giorni sono volti all’osservazione della natura e del suo risveglio e sono simbolici del sole tiepido, della pioggia che nutre la terra e della trasformazione interiore.”
(Vedi l’articolo “Risvegliarsi al fuoco”)
Dal sito Cronache Esoteriche.
Divinità del fuoco e della guarigione, Brigit era una divinità triplice, o trina, in quanto questa figura femminile racchiudeva in sé ben tre archetipi, rappresentati dalle sue sorelle:
- la fanciulla vergine,
- la madre feconda e
- la vecchia.
Anche la trinità al maschile adottata dal mondo cristiano potrebbe essere stata adottata (o rubata) a quella femminile delle culture antiche, poi chiamate “pagane” (“pagano” = abitante dei villaggi, termine che acquisì un’accezione negativa solo in epoca cristiana, con l’accezione di “idolatra”).
Allo stesso modo, le festività dedicate alla Dea della rinascita Brigit furono adattate alla visione cristiana, trasformando questa antica dea femminile (come spesso avvenne) in una santa di cui, naturalmente, non si hanno evidenze storiche: Santa Brigida, nutrice di Gesù (spesso accomunata alla Madonna, dato che anch’ella era vergine e madre, altro elemento simbolico che ricorre diverse volte nelle religioni antiche).
Dal sito “Strie”:
“Nella Roma antica il mese di febbraio era un momento contrassegnato dal caos, dal rimescolamento tra vecchio e nuovo e non a caso è ancora oggi legato al Carnevale, la festa celebrativa della confusione e del ribaltamento delle regole.
Macrobio sosteneva che la parola latina februarius fosse connessa ai riti purificatori. Februare infatti significa purificare, espiare.”
Ai rituali pagani e in particolare celtici di questo periodo sono stati poi sovrapposti quelli cristiani della Candelora:
“La festa della Presentazione di Gesù al Tempio cade il 2 febbraio, a 40 giorni di distanza dal Natale e, oltre che come Presentazione del Signore, è nota anche come la Purificazione di Maria, oltre che, nella tradizione popolare, come la “Candelora“, ricorrenza che prevede la benedizione di ceri e candele nelle chiese. Celebrata già dall’imperatore Giustiniano, fu adottata a Roma fin dal Settimo secolo, con una processione penitenziale istituita da papa Sergio I (687-701).”
Io vi auguro di avere il tempo e lo spazio di accendere un falò attorno a cui sedere, cantare o danzare con amici e condividere un rituale di rinnovamento interiore, per liberarvi di ciò che non volete più e agganciarvi alla forza della prossima rinascita della natura per realizzare ciò che è il desiderio profondo e intoccabile che portate dentro.
Felice Imbolc a tutte le persone in cammino!
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