FAME DI RE IN UN TEMPO SENZA PADRE
RE SOLARE E PADRE OSCURATO
Mi accingo a condividere con voi brani che ritengo BIBBIA del saggio sul maschile di Robert Bly, dove questo poeta e visionario statunitense aveva in effetti previsto come sarebbero andate le tendenze maschili e sociali nella nostra epoca attuale.
Secondo Robert Bly, infatti, dalla rivoluzione industriale in poi si è spezzato il legame padre-figlio, a causa dell’assenza o lontananza fisica del padre dalla famiglia. È incredibile quanto questo fenomeno, prolungatosi poi fino ad oggi, abbia comportato sulla psiche maschile e sociale in genere.
Dalla caduta dei rituali di iniziazione, la fame d’amore verso un padre assente, la diffidenza verso le attività maschili, divenute invisibili e, soprattutto, la caduta della mitologia, della fiaba, dell’archetipo del Re, fondamentale sia per il figlio maschio che per la femmina come struttura energetica portante dell’esempio da emulare per crescere sani, e della famiglia stessa.
E la conseguente brama di un Re (di un uomo che manifesti l’energia dell’archetipo del Re) da parte sia di donne, che di uomini odierni. Sia essa espressa verso persone che si conoscono, verso un partner, verso personaggi pubblici o verso personaggi cinematografici (come nel caso di Aragon nel Signore degli Anelli).
Buona lettura a tutti.
“LA FAME DI RE IN UN TEMPO SENZA PADRE
Avendo partecipato a raduni maschili fin dall’inizio degli anni Ottanta, ho avuto modo di udire un’affermazione ricorrente ed espressa in cento modi diversi: «Non c’è abbastanza padre». Una frase del genere implica una visione della figura paterna simile a quella che si potrebbe avere di una sostanza come il sale, di cui in passato si verificavano occasionali carenze, o come l’acqua freatica, in alcune zone ormai scomparsa.
Come fa notare Geoffrey Gorer nel suo libro The American People, nell’America del 1940 a un ragazzo in procinto di diventare uomo bastava fare un’unica cosa: rifiutare il padre. E, prosegue l’autore, i padri dell’epoca si aspettavano tale rifiuto. I giovani europei, invece, si sono sempre immaginati il padre come un essere demoniaco con cui è necessario lottare (e il figlio di Il processo di Kafka lotta infatti fino alla morte, perdendo). Molti figli americani, tuttavia, visualizzano la figura paterna come un semplice oggetto del ridicolo di cui è lecito prendersi gioco, cosa confermata dai numerosi padri dei fumetti e degli spot pubblicitari televisivi. Come disse un ragazzo: «Un padre è una persona che sfoglia il giornale in salotto».
Appare insomma chiaro che nelle case di oggi il «padre acqua» ha ormai raggiunto livelli al di sotto della portata di qualunque pozzo.
TROPPO POCO PADRE
Quando la tavola paterna, l’acqua freatica, «sprofonda» e invece di troppo padre ce n’è troppo poco, i figli vengono a trovarsi in una nuova situazione. Cosa fare: perforare alla ricerca di altro padre-acqua, razionarlo, accaparrarselo o distillare l’acqua materna in acqua patema?
Nelle culture tradizionali sopravvissute fino a noi, di padre sembra essercene in abbondanza. In esse accanto al giovane operano numerosi padri sostitutivi: ad aiutarlo a liberarsi o a parlargli delle donne sono gli zii, a raccontargli le storie i nonni, i guerrieri gli insegnano l’arte delle armi e la disciplina, gli anziani lo accostano al rito e all’anima. Tutti padri onorari. […]
Ma in quasi tutte le culture tribali padri e figli convivono in una sorta di divertita tolleranza. Il figlio ha molto da imparare, dunque essi trascorrono insieme ore e ore cercando, magari senza riuscirci, di forgiare frecce, di riparare una lancia e di seguire le tracce di qualche furbo animale. Quando un padre e un figlio passano molto tempo insieme, cosa che in certi casi accade ancora, potremmo dire che il corpo più anziano trasferisce in quello più giovane una specie di sostanza nutriente.
Il pensiero contemporaneo potrebbe cercare di descrivere tale scambio in termini di imitazione comportamentale, ma personalmente ritengo si tratti di uno scambio di natura fisica, come se una sostanza passasse direttamente dalle cellule di uno alle cellule dell’altro. Il padre dà e il corpo del figlio – non la sua mente – riceve il nutrimento a un livello posto decisamente al di sotto del piano della coscienza. Il genitore non impone le mani, bensì tutto il corpo, e le cellule del figlio arrivano così a «conoscere» la natura del corpo maschile adulto, mentre quello più giovane impara a quale frequenza esso vibra. Il figlio inizia a percepire il canto delle cellule adulte e a intravedere la seducente, elegante, solitaria, coraggiosa e semi-vergognosa danza delle molecole maschili.
Nei lunghi mesi trascorsi a contatto con il corpo materno, il corpo del figlio si è sintonizzato sulle frequenze femminili: ha imparato come le cellule di una donna trasmettono, chi si inchina a chi all’interno di quel campo di risonanza, quali animali attraversano di corsa la radura erbosa, di cosa il corpo si pone in ascolto durante la notte e quali sono le paure più alte e quelle più basse. Prima e dopo la nascita, il corpo del figlio diventa un ottimo ricevitore per le frequenze inferiori e superiori della voce materna: se non si sintonizza, è la morte.
Ora, in piedi accanto al padre mentre riparano frecce e aratri, mentre lavano i pistoni nella benzina o assistono al parto di una vacca, il corpo del figlio ha l’opportunità di tararsi su una nuova frequenza.
Lentamente, le corde del giovane corpo cominciano a riecheggiare in risposta a quello maschile più anziano, un corpo duro, talvolta esigente, timidamente scherzoso, irriverente, impaziente e amante del silenzio. Sia le cellule maschili, sia quelle femminili sono veicoli di una musica meravigliosa, ma un figlio ha bisogno di risuonare tanto sulla frequenza femminile, quanto su quella maschile.
I figli a cui è mancato il processo di risintonizzazione avranno fame di padre per tutta la vita. Credo che chiamare questo desiderio «fame» sia accurato: il giovane corpo ha bisogno di sale, acqua e proteine proprio come il tratto digestivo inferiore, e tutto il corpo, di una persona che non mangia da tempo. Se non riesce a trovarli, lo stomaco finirà per nutrirsi dei propri muscoli. Figli tanto affamati si attaccano agli anziani come i senzatetto al piatto della mensa per i poveri. […]
(Articolo “L’archetipo maschile del Re”)
LA SFIDUCIA NEGLI UOMINI PIÙ ANZIANI
Sono trascorsi solo centoquarant’anni da quando il lavoro in fabbrica prese seriamente piede in occidente, e di generazione in generazione il legame fra padre e figlio si presenta sempre più debole, con risultati catastrofici. […]
Entro la metà del XX secolo, un enorme cambiamento aveva dunque ormai avuto luogo in Europa e Nordamerica: il padre continuava a lavorare, ma il figlio non poteva più vederlo all’opera.
Nelle antiche società fondate sulla caccia, a quanto pare sopravvissute per migliaia di anni – forse addirittura centinaia di migliaia -, e in quelle successive fondate sulla caccia e sulla vita di comunità, così come nelle società agricole e artigiane, padri e figli lavoravano e vivevano insieme. In queste società, dunque, era normale che il figlio vedesse il padre al lavoro a qualunque ora del giorno e in tutte le stagioni dell’anno.
Ma cosa accade quando ciò non avviene più?
Dopo trent’anni di lavoro a tu per tu con i giovani tedeschi – uomini senza padre nella loro società industriale così come lo sono oggi i figli in tutto il mondo occidentale – Alexander Mitscherlich elaborò una metafora: quando ciò non avviene più, disse, nella psiche del figlio compare un buco.
Se il figlio non vede il luogo in cui il padre lavora, né ciò che produce, finirà per immaginarselo come un eroe, come un guerriero che combatte per il bene, come un santo o come un cavaliere senza macchia? La risposta di Mitscherlich è triste: il buco si limiterà a riempirsi di demoni – i demoni della diffidenza. Invisibili ma loquaci, essi promuovono un atteggiamento sospettoso nei confronti di tutti gli uomini più maturi, sospettosità da cui deriva una frattura tra la comunità dei giovani e degli anziani. […]
Questa sfiducia non giova certo alla stabilità del figlio, il quale, avendo investito tanta parte della propria energia critica e cinica nel diffidare degli anziani, si ritrova a dover compensare con atteggiamenti naif nei confronti delle donne o degli uomini coetanei o sul lavoro. […] Concentrare tutta la diffidenza in una sola direzione – cioè verso i più anziani – sortisce spesso effetti disastrosi nelle relazioni e un grande isolamento interiore e spirituale. […]
Il desiderio di ricevere la benedizione paterna attraverso il suo insegnamento sopravvive ancora, sebbene leggermente fossilizzato, ma ai figli questa benedizione è negata. In particolare il figlio maschio riceve invece una sorta di non-benedizione; a impartirgliela è una figura gelosa che Blake chiamava il «Nobodaddy», il «padre di nessuno» – principio maschile che vive nel Regno della Gelosia.
La distanza del padre può, d’altronde, gravemente danneggiare anche la capacità della figlia di partecipare con fiducia alle future relazioni con gli uomini: una buona percentuale della rabbia che alcune donne scaricano nei confronti del patriarcato affonda infatti le radici proprio nella grande delusione legata alla mancanza di insegnamento da parte del padre.
Abbiamo già detto che la figura del padre come forza vitale all’interno della famiglia scomparve quando i difensori dell’industrializzazione lo sradicarono dal suo villaggio per mandarlo a lavorare altrove.
Nessun modello storico ci prepara ad affrontare la condizione psichica del figlio moderno. Per comprenderla dobbiamo immaginare un nuovo arredamento, nuove istanze psichiche, nuove possessioni demoniache, nuovi terrori, nuove incapacità e nuovi voli.
All’ultimo momento sono subentrate enormi trasformazioni, e pochi fra noi – padri o figli – sono pronti a farci i conti. […]
Possiamo ora prendere in esame la scomparsa dei re positivi.
(Qui il mio articolo: IL COVID, I COMPLOTTISTI, I RIBELLI, GLI UOMINI-PECORA E IL “PADRE OSCURATO”)
IL PADRE OSCURATO
Attraverso il Re Sacro, il patriarcato autentico porta il sole in terra, in ogni uomo e ogni donna; attraverso la Regina Sacra, il matriarcato autentico porta in terra la luna, a ogni donna e ogni uomo.
La morte dei due sacri sovrani implica che oggi viviamo in un sistema di dominazione industriale diverso dal patriarcato. Tale sistema non rende onore né alla modalità del sentire maschile, né a quella femminile; esso determina i rapporti fra gli uomini e le cose all’interno del mondo delle risorse, dei valori e delle alleanze, stabilisce come gli animali devono vivere e morire e come si trattano i bambini.
Secondo il modello di dominazione industriale, non esistono né re, né regina.
Con la morte del Re Sacro, e la scomparsa del Re del Gruppo, la carenza di padre si fa ancora più acuta. Egli siede oggi alla tavola e appare debole e insignificante: un padre che non occupa più lo stesso spazio dei suoi predecessori del XIX secolo. Se qualcuno ne gioisce, certo non ha compreso appieno le implicazioni legate a questo stato di cose. […]
Finché i re politici hanno conservato la propria forza, il padre poteva attingere radiosità dall’alto e il figlio cercare di emularlo per diventare altrettanto luminoso e raggiungere le sue stesse vette. Il genitore viene infatti percepito come una figura fondamentalmente luminosa e, sebbene ciò non corrispondesse poi nella realtà, notiamo che anche una letteratura tarda come quella del XVIII secolo era ancora piena di una sorta di deferenza, riverenza ed emulazione nei confronti del genitore.
Ai giorni nostri, quando ormai il padre dimostra di essere un oggetto del ridicolo (come nelle pubblicità televisive), un ottimo bersaglio per la diffidenza (come in Guerre stellari) o un mollusco debole e indeciso (poiché cessa di ereditare la radiosità del Re), il figlio si ritrova con un problema: come immaginare la propria vita di uomo adulto?
Taluni cadono in preda a una segreta disperazione. Probabilmente, all’età di sei anni avevano già fatto propria la visione del padre proposta dalla madre, e a venti la versione critica promossa dalla società, in pratica una sorta di bocciatura. Quale alternativa resta, se non rivolgersi alle donne in cerca di aiuto?
Una richiesta del genere non è sempre negativa, ma anche la meglio intenzionata delle donne non può fornire ciò che invece è necessario. Per alcuni la fame di padre e la disperazione diventano così grandi da non riuscire a fame parola nemmeno con le rappresentanti del sesso opposto; senza di fatto operare alcun esame del padre personale e delle ragioni per cui egli è ciò che è, si ritrovano in balia di un senso di impotenza generato dalla passiva accettazione del modello comune e svalutante di padre. «lo sono figlio di una materia maschile imperfetta, e probabilmente un giorno sarò come lui.»
Dopodiché essi rinunciano, crollano, accettano di convivere con una zona di intorpidimento interiore e si sentono irrimediabilmente scuri perché scuro è il loro padre. Essi perdono lo spirito di vigorosa partecipazione alle battaglie politiche, tanto caratteristico degli americani del XIX secolo, sentono che le loro opinioni non contano, si trasformano in esseri criptici e magari si abbrutiscono nell’alcol, continuando a vivere nella loro tana sotterranea.
Altri figli reagiscono spiccando salti e librandosi nell’aria: quanto più il genitore sprofonda davanti ai loro occhi, tanto più lunghi diventano i voli.
Libri e giornali registrano un costante aumento dei casi di violenze sessuali da parte di padri, sottolineando l’incapacità dei padri di vivere le relazioni in maniera umana; le posizioni di questi uomini sono spesso rigidamente militariste; i padri sono lavoro-dipendenti, alcolizzati, picchiano le mogli e abbandonano la famiglia. Tutte queste notizie non fanno che intensificare il grado di luminosità che certi figli si sentono obbligati a ostentare per compensare l’oscurità paterna. […]
la missione che un figlio si dà è proprio quella di redimere il padre oscurato (N.d.R. Bly fa riferimento su questo tanto al movimento New Age). […]
Un volo simile non serve affatto a salvare il padre: il figlio scalatore o ascensionista vola lontano da lui, non verso di lui. Innalzandosi in direzione della luce, salendo i gradini della scala gerarchica societaria e ottenendo l’illuminazione, egli non fa che salvare solo in parte il nome del padre.
Questa spiegazione dell’impulso ad ascendere mi commuove, in quanto suggerisce la possibilità che non tutte le fatiche derivino dalla paura di una madre possessiva, ma che parte di esse sia dettata dall’amore per il padre oscurato. […]
Tutti vogliamo stare con «il Re»: sappiamo quanto ardentemente le ragazze più giovani desiderassero essere ammesse alla presenza di Elvis, «the King», o, in tempi più recenti, di Prince, il «principe». Si sente poi parlare di gente che ruba fazzoletti dalle stanze di Carlo d’Inghilterra, che si accampa davanti alla casa di Michael Jackson o che sarebbe pronta a fare qualunque cosa pur di essere invitata a un party alla Casa Bianca. Ognuno vorrebbe insomma essere ammesso alla vista del «Re». Oggi il Dalai Lama riveste il ruolo di sovrano per moltissime persone, e in alcuni casi arriva persino a sostituire la figura del Papa.
La fame di padre si trasmuta dunque in fame di Re.”
– Robert Bly, “Iron John, A book about men”
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Il mio video: L’archetipo maschile del Re:
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