COS’E’ DAVVERO IL MATRIARCATO
MATRIARCATO NEL DETTAGLIO
Molte persone hanno una lontana, esotica e vaga idea di cosa sia un matriarcato. Oggi lo vedremo nel dettaglio.
Partiamo dal presupposto che la storia umana risale a molto, molto prima degli ultimi cinquemila anni di patriarcato. E andiamo a vedere com’era organizzata prima la società (e come lo è ancora oggi nelle società matriarcali ancora attive).
Forse, avremmo qualcosa da imparare e da reintegrare per il futuro.
Tratto dal libro “Madri di saggezza” di H. Goettner-Abendroth:
“La definizione di società matriarcale (definizione strutturale)
E’ necessario fornire una definizione adeguata di matriarcato, applicabile a tutti i livelli della società: a livello sociale, economico, politico, culturale e di visione del mondo…..
“Noi non siamo obbligati a seguire la nozione corrente, influenzata dai pregiudizi maschili, del termine matriarcato nel significato di “dominio o comando da parte delle madri e delle donne”. L’unica ragione per attribuirgli questo significato è che vi suona come il corrispondente contrario di patriarcato.
La parola greca arkè ha un doppio significato, significa “all’inizio” ma anche “dominazione”. Quindi, possiamo tradurre più accuratamente il termine “matriarcale” con “all’inizio le madri”, mentre patriarcato si può tradurre correttamente con “il dominio dei padri”.”
MATRIARCATO A LIVELLO SOCIALE
A livello sociale, le società matriarcali sono basate sull’ordine della “madre come prototipo”. Ciò significa che sono coscientemente costruite sui valori materni e sul lavoro delle madri: prendersi cura, nutrire, darsi aiuto reciproco, costruire la pace attraverso la negoziazione.
In principio sono dunque orientate al soddisfacimento dei bisogni piuttosto che verso il potere e le loro norme-guida hanno lo scopo di soddisfare le necessità di tutti, al massimo delle loro potenzialità.
Ciò significa anche che i valori materni sono considerati dei principi spirituali che gli esseri umani traggono dalla natura. Madre natura si prende cura di tutti gli esseri viventi, per quanto possano essere diversi tra loro. Lo stesso principio si applica alla maternità matriarcale: una buona madre si prende cura di tutti i suoi figli, rispettando le diversità di ognuno. E ciò si applica anche agli uomini: se un uomo all’interno di una società matriarcale desidera migliorare il suo status tra i suoi pari, o perfino diventare rappresentante del clan nei confronti del mondo esterno, “deve comportarsi come una buona madre”. […]
Nei matriarcati non è necessario essere una madre biologica per essere riconosciuta come donna. Perché i matriarcati praticano la maternità condivisa di un gruppo di sorelle. Nessuna sorella deve necessariamente avere dei figli, ma insieme sono tutte “madri” del bambino/a avuto da una qualunque di loro.
La scelta di mettere al mondo una creatura è basata sulla libertà delle donne di decidere autonomamente e avere un discendente biologico. In altre parole, nei matriarcati, la maternità – che si origina da un fatto biologico – è trasformata in modello culturale.
Questo modello è molto più appropriato alla condizione umana rispetto alle modalità in cui il patriarcato concettualizza la maternità usandola per opprimere le donne, in particolare le madri.
Il modello matriarcale si manifesta nei luoghi in cui le persone vivono in clan o in grandi gruppi con legami di parentela riconoscibili in base al principio della matrilinearità. Il nome del clan, lo stato sociale, i titoli politici sono trasmessi attraverso la discendenza materna. Questo tipo di clan materno è formato da almeno tre generazioni di donne, insieme ai loro fratelli, nipoti e zii materni. Ciascun matri-clan vive in una grande “casa del clan” o in un insieme di case vicine tra loro. È quello che si definisce “matrilocalità”.
Il principio della matrilinearità e della matrilocalità mettono al centro le madri e in questo modo le donne guidano il loro Clans senza bisogno di una regolamentazione.
I mariti o amanti stanno con le donne solo durante la notte, secondo una modalità detta “matrimonio di visita”. Questo significa che gli uomini nel matriarcato non hanno il diritto di vivere nella casa della loro amata o moglie. […]
La paternità biologica non è conosciuta, perché le relazioni sessuali sono molto libere per entrambi i sessi punto se per caso lo è, non le viene prestata molta attenzione poiché non ha la presentazione sociale. Gli uomini matriarcali si occupano dei figli della sorella, i loro nipotini e nipotine, secondo una specie di paternità sociale.
Per ottenere coesione sociale tra i clan di un villaggio o di una città, sono state sviluppate complesse convenzioni matrimoniali che li collegano secondo criteri di vantaggio reciproco. Lo scopo perseguito è che tutti gli abitanti di un villaggio di una città siano legati fra di loro per nascita o per matrimonio. Matrimoni che hanno in primo luogo la funzione simbolica e sociale di unire due clan. E, dopo di che, i due partner possono liberamente scegliersi altri amanti. […]
In questo modo, una società è costituita in modo che veda se stessa come un grande clan dove ciascuno ciascuna è madre, o sorella o fratello di tutti gli altri. Quindi, i matriarcati vengono definiti a livello sociale come “società non gerarchiche e orizzontali con legami in matrilineari di parentela”.
MATRIARCATO A LIVELLO ECONOMICO
L’economia matriarcale è un’economia di sussistenza. Non esistono cose come la proprietà privata, e non ci sono rivendicazioni territoriali. Le persone hanno semplicemente dei diritti sull’utilizzo dei terreni che coltivano o sui pascoli dove lo animali si nutrono; per citare un altro detto: “Madre Terra Non può essere posseduta o tagliata a pezzi”.
Dona i frutti dei campi e i cuccioli degli animali a tutti. A ogni clan vengono attribuite parti di terreno e un certo numero di animali di cui si prendono cura collettivamente tutti i membri del clan.
Ma la cosa più importante è che le donne hanno il potere di disporre dei beni e delle case del clan, e più in particolare delle fonti di nutrimento: campi, bestiame cibo. Tutti i beni sono affidati alle mani della madre del clan, la matriarca, e lei, madre di tutti i membri del clan, li distribuisce equamente tra i suoi figli nipoti. Lei è la responsabile per il sostentamento e la protezione di tutti i membri del clan.
Questo elemento importante è che vende matriarcale una società e la distingue da quelle che sono solamente matrilineari; nelle società matrilineari, infatti, l’economia nelle mani degli uomini.
In una comunità matriarcale, il clan praticano una mutualità perfetta; ogni vantaggio o svantaggio relativo, in termini di acquisizione di beni, viene mediato dai principi guida sociali.
Ad esempio, durante le feste stagionali dell’anno agricolo, i clan che stanno relativamente meglio invitano tutti gli abitanti a essere loro ospiti. I membri di questi clan organizzano il banchetto, e rituali, la musica e le danze di una delle feste annuali – offrono i loro beni come dono a tutti i loro vicini. Così facendo, non guadagnano altro che onore.
Per la successiva festa del ciclo, si fa avanti un altro clan fortunato, dichiarando la sua disponibilità a invitare tutti gli abitanti del villaggio o i loro vicini, intrattenendo tutti dispensando doni.
Poiché questo è l’atteggiamento generale, l’economia matriarcale può essere definita una “economia del dono”, nella quale i beni circolano sotto forma di doni: questa è la manifestazione economica dei valori materni. Per via di questi comportamenti, i matriarcati possono essere definiti a livello economico come “società della reciprocità economica, basate sulla circolazione di doni”.
MATRIARCATO A LIVELLO POLITICO
I comportamenti a livello politico seguono il principio del consenso, che significa raggiungere l’unanimità per qualunque decisione.
Per mettere in pratica un principio come questo una società deve avere un’organizzazione specificamente tesa alla sua realizzazione, e i lignaggi matrilineare di parentela sono, ancora una volta, il punto di partenza. […]
I delegati dei clan si incontrano nel consiglio del villaggio, ma non prendono luogo le decisioni, in quanto sono soltanto la voce del clan. Semplicemente, comunicano le decisioni prese in ciascuna delle case dei clan e si muovono avanti e indietro tra il consiglio del villaggio e le case dei clan finché tutti gli abitanti non trovano una decisione basata sul consenso. […]
Ogni villaggio, e in ciascun villaggio ogni clan, è coinvolto nel processo decisionale. Finché il consenso non viene raggiunto a livello regionale.
L’origine di tutta la politica sta dunque nelle case dei clan, dove vivono le persone in carne e ossa, in questo modo si realizza in maniera molto pratica una “democrazia dal basso”.
Tutto ciò mostra anche chiaramente come i valori materni possono permeare le politiche nella pratica. Peraltro, in matriarcati possono essere definiti, livello politico, come “società egualitarie basate sul consenso”.
Queste strutture politiche non permettono l’accumulazione del potere. Esattamente in questo senso, sono libere da qualsiasi forma di dominio. Non esistono classi di legislatori e nemmeno classi di popolazioni oppresse, vale a dire che non conoscono “organismi per l’applicazione forzata”, che invece sono necessari per esercitare il dominio. […]
MATRIARCATO A LIVELLO SPIRITUALE E CULTURALE
A livello spirituale e culturale, le società matriarcali non hanno delle religioni gerarchiche basate su un onnipotente ma invisibile Dio maschio. Nelle matriarchie, la divinità è immanente, in quanto il mondo intero è considerato divino: un Divino femminile.
Ciò è evidente nella concezione ampiamente condivisa di un universo percepito come una Grande Dea che ha fatto nascere ogni cosa e di una Terra concepita come una Grande Madre che ha creato tutti gli esseri viventi. E chiunque, qualunque cosa partecipa a questa divinità per il fatto di essere figlie e figli della grande Madre Natura.
In una cultura simile, la dimensione spirituale permea ogni cosa.
E tutto viene celebrato nelle feste che seguono il ciclo delle stagioni e il ciclo della vita. Non c’è separazione tra sacro e secolare, ogni lato del quotidiano ha anche un significato rituale: in questo senso le società matriarcali sono società del Sacro e in nessun modo possono essere catalogate come dominate da “culti della fertilità” – una visione così semplicistica distorce la complessità religiosa di queste culture.
La concezione fondamentale che le popolazioni matriarcali hanno del Cosmo e della vita – le credenze che esprimono in molti riti, miti e abitudini spirituali – è il loro credere nella rinascita. […]
Questa concezione è alla base della visione matriarcale della vita. Le popolazioni matriarcali l’hanno adottata osservando il mondo naturale nel quale vivono: in natura la crescita, la fioritura, la sparizione e il ritorno della vegetazione si verificano ogni anno. Quindi la Terra è la Grande Madre che dona la rinascita e nutre tutti gli esseri viventi. […]
Questa Madre Divina riflessa nella vita di ogni donna nella sua capacità di creare. Ogni azione sociale, economica e politica è influenzata dal principio che il mondo e l’universo prendono forma da un’attitudine materna che comprende tutto punto quindi, a livello spirituale, e matriarcati possono essere definiti “società sacre e culture del Divino Femminile o Dea.” […]
Nello stesso tempo, prevale l’uguaglianza di genere, espressa dal principio del consenso per prendere le decisioni, senza escludere nessuno dal processo.”
– Tratto dal libro “Madri di saggezza” di H. Goettner-Abendroth:
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