COSA NON È (E COS’E’) UN PERCORSO SPIRITUALE
NON GIOCARE CON IL FUOCO
Percorso spirituale non è ammantarsi di un qualche genere di luce o di nomea o di immagine di fronte agli altri.
Percorso spirituale non è due volte a settimana in un centro olistico.
Percorso spirituale non è postare immagini glamour di dee antiche e moderne con citazioni di Osho o di Platone.
Percorso spirituale significa mettersi nelle condizioni di aprire porte che potrebbero lasciarti atterrita/o, trasformarti per sempre, farti attraversare la morte.
Significa che presto o tardi dovrai disfarti di tutte le tue idee, convinzioni acquisite e accumulate, schemi mentali, ancore, stampelle.
Percorso spirituale non è accendere incensi indiani e mettersi in posa imitando qualcuno visto in internet, in India o in un poster.
Percorso spirituale non è uno strumento attraverso il quale riuscirai ad avere il controllo sugli altri.
Percorso spirituale non è l’attestato di reiki, il corso di macumbe o la serata di campane tibetane.
Percorso spirituale significa spaccarsi in due, “rimetterci” la pelle più volte perché quella pelle la dovrai lasciare indietro per l’ennesima muta. Rischiare di gestire energie più grandi di te e dover acquisire in maniera imprescindibile senso della misura, responsabilità ed umiltà estrema.
Percorso spirituale non è qualcosa che si possa mostrare, ostentare, dare a vedere, né con gesti, né con abiti, né con alcun tipo di aspetto o personaggio.
Percorso spirituale non è un interesse magnetico, un hobby attraente o l’ultima spiaggia per salvarti da te stesso.
Un percorso spirituale non è da trattare con leggerezza, non è una moda, non è una professione, non è vendibile e a conti fatti non è nemmeno realmente condivisibile.
Percorso spirituale significa mettersi in quell’ordine di idee in cui sai che prima o poi dovrai tirar fuori le tue viscere e guardarle da fuori senza intervenire.
Significa sapere che dovrai partorire te stesso, attraversare tutti i dolori delle doglie e del parto senza anestesia e senza risparmiartene uno e diventare madre e padre di te stesso, diventare madre e padre anche se non hai mai avuto figli biologici o mai ne avrai.
Percorso spirituale non è eroismo, non è misurarsi e confrontarsi, né con se stessi nel passato, né con gli altri, non è competizione né possibilità di raffronto.
Percorso spirituale non è compravendita di conoscenze e poteri, non è gerarchia, non è potere in senso terreno.
Percorso spirituale non è ritagliare lassi di tempo per l’equilibrio e il respiro e vivere il resto del giorno e della vita nella dispersione, nel veleno, nel rumore, nell’ego e in tutti i suoi giocattoli.
Se vuoi intraprendere un percorso spirituale devi sapere che avrai, sì, la possibilità di conoscerti meglio, di utilizzare certe capacità innate, di unire i puntini di una vita ed oltre, di demolire una sovrastruttura dopo l’altra e vedere panorami eccelsi e mozzafiato dalle cime – mai finite. Di assaggiare la vera libertà.
Ma devi anche sapere che non puoi giocare con il fuoco. Che non potrai fare tutto da sola/o.
Che lungo il percorso dovrai affidarti a Madre Natura, Padre Cielo, a diversi Maestri e Maestre (non sempre facilmente riconoscibili, spesso in incognito e a volte persino inconsapevoli di esserlo) ed essere disposta/o:
a bruciarti sui roghi,
a farti crocifiggere quando verrà un altro momento di passaggio e
a prendere bastonate dalle energie basse ogni volta che cadrai.
E cadrai, cadrai, come tutti, cadrai migliaia di volte in una vita e a volte decine in un giorno, non una di più e non una di meno.
(Articolo: “Spiritualità tossica”)
Per questo il mio invito di cuore è di:
@ non minimizzare,
@ non prendere alla leggera discipline e pratiche che sono antichissime,
@ non maneggiare energie che non conosci peccando di superbia umana e
@ non vedere in un’immagine pubblicitaria, in un post sui social o in una vetrina rassicurante l’illusione di un viaggio facile, di un lusso autoreferenziale, di una frivolezza terapeutica.
Prima di conoscere la tua cura, dovrai (metaforicamente se sarai fortunato: se riuscirai a lasciar passare l’energia per il corpo e a non bloccarla) assaggiare tutti i mali.
Prima di conoscere la rinascita, dovrai metaforicamente morire – e non pensare mai che quel “metaforicamente” alleggerisca le cose.
E prima di entrare nel tuo vero, ancestrale, spirituale, essenziale potere, dovrai perderlo tutto.
(Articolo ull’energia cristica – o frequenza cristica- qui)
Quindi, prima di parlare di certe pratiche, di percorsi olistici e quant’altro, chiediti se sei disposto a lasciare tutto per questo. Chiediti se sei pronto a tutto questo.
La trasmutazione dell’umano verso il divino non potrà farti sconti. Ci arriverai, ci arriveremo tutti, ma non potrai decidere il tuo momento seguendo una tendenza o progettandolo a tavolino con la mente.
È tuo diritto sapere che a determinati momenti di estasi corrispondono prove, cadute rovinose, esami, nuove mute, ripartenze.
È tuo diritto sapere che l’energia che ti servirà sarà spropositata. Per andare avanti, dovrai imparare a trarla dagli elementi o ti farai male.
È tuo diritto sapere che serve abnegazione, disciplina guerriera e maternità incondizionata.
È tuo diritto sapere che presto o tardi nessuno potrà esimersi da questo viaggio affascinante e terribile, avventuroso e salvifico, straziante e fantastico, evolutivo.
Ma che bisognerà restituirgli tutto il rispetto e la sacralità che merita. Che meritiamo.
E la prossima volta che vorrai cimentarti con certe pratiche, chiediti prima: sei pronta/o a rimanere impassibile, nuda/o nella tempesta?
Sarai in grado, per tutto il tempo, di ricordare chi sei e da dove vieni?
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