ALCHIMIA SELVATICA
IL RISVEGLIO DAL BOSCO
– Michele Giovagnoli
Ritenendo questo libro importante, e almeno altrettanto importanti anche gli altri libri di Michele Giovagnoli – a cui già dedicai uno spazio in passato qui – desidero condividere con voi qualche brano dal suo testo “Alchimia selvatica”.
Potete anche trovare tante sue conferenze interessanti sui social e su YouTube.
Da ALCHIMIA SELVATICA – La via del risveglio attraverso le arti magiche del bosco
Prefazione di Giorgio Sangiorgio:
“Con la frequentazione degli ambienti naturali e selvatici quali le foreste, le vette delle montagne, i corsi d’acqua, le sorgenti e le cascate, le coste marine scogliose, l’alchimista comincia ad alterare lo stato di coscienza ordinario, legato alla realtà apparente, utilizzando la forza dei quattro elementi.
ACQUA
Con l’elemento acqua si comincia a trasformare parte del composto fisso dell’uomo in uno più fluido.
Il primo effetto della forza dell’acqua è quello di sciogliere gli schemi della razionalità, di far fluire emozioni e pensieri, di allentare tensioni, di sbloccare ristagni di energie. […]
Tramite l’acqua è possibile agire e muoversi senza forzature, sentire a tutto campo e senza remore, rigenerarsi, tornare alle origini prenatali, aprirsi alla sensibilità dell’anima.
Dato che il corpo dell’uomo è costituito per circa un 90% di acqua, entrando in sintonia intensa con torrenti e cascate, la coscienza penetra la memoria dell’elemento acqua, quindi il corpo sottile dell’uomo, legato a tale elemento. […]
Grandi masse di acqua in caduta o correnti producono un’aria ionizzata. Pertanto, lo stato di trance legato all’elemento acqua è potenziato dagli ambienti di alta montagna, dove l’elemento è molto più energico. […] Lo stesso avviene in coste marine frastagliate o elevate, dove le onde s’infrangono contro gli scogli.
ARIA
L’alchimista accentua l’alterazione dello stato di coscienza ordinario, legato alla realtà biografica, con la forza dell’elemento aria. In questo modo si comincia a trasformare parte del componente pesante in uno stato più leggero.
Il primo effetto della forza dell’aria è quello di distaccarsi dalla realtà terrena, di cominciare a sperimentare una realtà sottile e di ampliare i confini della mente. Tramite l’elemento è possibile affrontare le vicende della vita in maniera distaccata e serena, senza prenderle troppo seriamente, acquistare maggiore libertà di agire e di giudicare.
Con la trance dell’aria si sperimenta la deduzione analogica, l’intuizione e l’immaginazione, legata al conscio più elevato, per espandere la mente individuale oltre i confini fisiologici del cervello. Purché tutto ciò sia indirizzato dall’elemento fuoco verso il pensiero universale dell’Assoluto. […]
TERRA
L’alchimista consolida lo stato di coscienza fuori del comune con la forza dell’elemento terra, per entrare in profondità dentro di sé, per trovare un vero radicamento, per trarre forza psichica e nutrimento per il corpo.
Tramite tale elemento è possibile acquistare sicurezza e ponderatezza, autocontrollo, sostegno e orientamento per raggiungere risultati, fissare un centro permanente di gravità, metabolizzare all’interno ciò che si sperimenta all’esterno.
Si sperimenta prima la dimensione del subconscio, poi la memoria profonda del corpo e l’origine della propria individualità. Si tratta della terra che struttura, che assorbe, fissa e rende stabili le esperienze fuggevoli, ma indispensabili e vitalizzanti, della trance dell’acqua. Si utilizzano grotte, caverne, ma anche il seppellimento dell’operatore sotto rami e foglie secche, come suggerito nel testo.
(Vedi anche “Meditare con la terra”)
FUOCO
Si completa l’espansione della coscienza con la forza dell’elemento fuoco, per bruciare e purificare le passioni, per dedicare tutto se stesso a un ideale, per determinare un cambiamento radicale, per proiettare all’esterno ciò che si determina all’interno. Tramite l’elemento è possibile attivare l’intraprendenza o riprendere una spinta che si è affievolita, esprimere la creatività, essere guidati dallo spirito.
Si sperimenta la volontà cosciente che si focalizza e si proietta in un’azione precisa, purché il fuoco sia alimentato dal pensiero intelligente dell’aria.”
– Giorgio Sangiorgio
RITORNO A CASA – Di MICHELE GIOVAGNOLI
È indispensabile tornare. La crescita è un viaggio in profondità, uno scavare e penetrare, ed è quindi indispensabile tornare indietro, tornare nel bosco.
Sappiamo che esiste, ce ne hanno parlato, sappiamo che è là. Ma manteniamo una distanza di sicurezza. Appoggiamo gli occhi da lontano ed è già troppo. Senza una buona giustificazione nemmeno si guarda in quella direzione, perché guardarlo significa sfidarsi.
(Leggi anche “Un bosco sacro a cui tornare”)
Sappiamo, ma ancora di più sentiamo di avere lasciato qualcosa in sospeso, come il vuoto di un tassello staccato da un mosaico. E guardando il bosco si attiva un ingranaggio strano che recupera una corda da un abisso, e qualcosa è attaccato in fondo a quella corda. Qualcosa di vivo che si dimena ed emette suoni.
Il bosco incute paura, una paura talmente forte da essere attrazione. Tentazione. Ci riguarda, ecco il punto! Ci piace parlarne come fosse un’entità esterna, ma intimamente sappiamo che parliamo di noi stessi.
Il bosco è misterioso, intricato, buio. Nel suo stomaco si animano forze incontrollabili, creature ignote. Così siamo noi nelle profondità inconsce, così è il nostro prezioso tesoro.
Tutto ciò che è scomodo e minaccioso racchiude in sé una forza propulsiva e creativa immane. E l’atto di affrontare il bosco è quindi il gesto coraggioso di chi affronta la propria immensità occulta, consapevole che dentro agli aspetti più ombrosi e inquietanti troverà un nutrimento essenziale per la propria crescita.”
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