ALBERI: NATIVI O IMPORTATI – TUTTI I PRO E CONTRO
ALBERI AUTOCTONI E ALLOCTONI: COSA, COME E PERCHE’
Come ben sappiamo, in natura nulla è per caso, e basta spostare un ago di pino che vai a spostare un intero sistema…
Ebbene, mi sono informata sulla questione alberi autoctoni o alloctoni, come, quando e perché, e questo è il risultato delle mie ricerche…
(Sotto, una bella lista dei nostri alberi nativi).
Ci sono diversi svantaggi e potenziali problemi legati alla proliferazione di specie di alberi non autoctoni.
Sebbene l’introduzione di specie non native possa avere alcuni benefici, come il miglioramento del paesaggio urbano o l’introduzione di varietà con caratteristiche desiderabili, ci sono anche rischi significativi che possono avere effetti negativi sull’ecosistema locale, l’agricoltura, e la biodiversità. Ecco alcuni degli svantaggi principali:
- Competizione con le specie autoctone
- Sostituzione delle specie locali: Le specie non autoctone possono competere con le specie native per risorse come luce, acqua, e nutrienti. Questo può portare alla riduzione o alla scomparsa delle specie autoctone, alterando gli equilibri degli ecosistemi locali.
- Alterazione dell’ecosistema
- Modifiche al suolo e all’idrologia: Alcune specie non autoctone possono alterare la composizione del suolo o la disponibilità di acqua. Ad esempio, alcune piante introducono sostanze chimiche nel suolo che inibiscono la crescita di altre piante.
- Impatto sulla fauna locale: Gli animali locali possono non riconoscere le specie non autoctone come fonte di cibo o habitat, il che può ridurre le risorse disponibili per la fauna nativa.(Leggi anche: Bagni d’amore nel bosco)
- Propagazione di parassiti e malattie
- Parassiti e malattie: Le specie non autoctone possono introdurre nuovi parassiti e malattie che le piante native non sono in grado di affrontare. Questo può avere effetti devastanti sugli ecosistemi locali e sull’agricoltura.
- Rischio di specie invasive
- Specie invasive: Alcune specie non autoctone possono diventare invasive, diffondendosi rapidamente e fuori controllo. Ferme restando la bellezza e la sacralità di ogni essere vivente. specie come l’ailanto (Ailanthus altissima) sono esempi di piante introdotte in Italia che si sono rivelate invasive, causando problemi ambientali e strutturali.
È stato l’uomo a spezzare l’equilibrio.
- Impatto sulla biodiversità
- Riduzione della biodiversità: L’introduzione e la proliferazione di specie non autoctone possono ridurre la biodiversità locale. Questo porta a ecosistemi meno resilienti e più vulnerabili, ai cambiamenti climatici e ad altri stress ambientali.
- Problemi economici e di gestione
- Costi di controllo e gestione: Le specie invasive spesso richiedono significativi sforzi di gestione per essere controllate o eradicate. Questo può comportare costi elevati per enti locali, agricoltori e altri gestori del territorio.
- Perdita di identità del paesaggio locale
- Impatto culturale: La diffusione di specie non autoctone può alterare il paesaggio tipico e l’identità culturale delle regioni, riducendo il valore estetico e storico delle aree naturali e rurali italiane.
- Impatto sui servizi ecosistemici
- Servizi ecosistemici compromessi: Le specie autoctone spesso svolgono ruoli ecologici specifici che le specie non autoctone non possono sostituire, come il sostegno a specifiche catene alimentari o il mantenimento dell’equilibrio idrogeologico.
Ma quanto siamo ciechi e quante se ne imparano?
È dunque importante gestire con attenzione l’introduzione di specie non native, preferendo soluzioni che preservino la biodiversità e l’integrità degli ecosistemi locali.
(Leggi anche: “La musica degli alberi”)
… MA VISTA LA SITUAZIONE INTERSPECIE ATTUALE, CHE FARE?
In Italia, come in molti altri paesi, la presenza di specie non autoctone è ormai diffusa e radicata, e in molti casi tornare a un paesaggio composto esclusivamente da specie autoctone è impraticabile.
Tuttavia, ci sono strategie e azioni che possono essere messe in atto per gestire meglio la situazione e preservare la biodiversità nativa.
Ecco alcune delle principali misure che possono essere adottate:
- Gestione delle specie invasive
- Controllo e contenimento: Per le specie non autoctone che sono diventate invasive, come l’ailanto o la robinia, si possono attuare programmi di controllo o contenimento per limitare la loro diffusione.
- Valutazione del rischio: Non tutte le specie non autoctone sono dannose; alcune possono integrarsi senza causare problemi significativi. È importante valutare il rischio caso per caso.
- Ripristino ecologico
- Ripiantumazione con specie autoctone: In aree degradate o dopo la rimozione di specie invasive, si possono piantare specie autoctone per favorire il ripristino dell’ecosistema originale.
- Creazione di corridoi ecologici: Collegare habitat frammentati con corridoi ecologici piantati con specie native può aiutare a sostenere la fauna e la flora locali.
- Educazione e sensibilizzazione
- Sensibilizzare il pubblico: Campagne educative possono aiutare le persone a comprendere l’importanza delle specie autoctone e i rischi associati alle specie invasive.
- Promuovere il giardinaggio e l’agricoltura sostenibile: Incoraggiare l’uso di piante autoctone nei giardini privati, nelle aree urbane, e nei progetti di paesaggistica.
- Regolamentazione e monitoraggio
- Regolamentazione delle importazioni: Rafforzare le leggi e i controlli sulle importazioni di piante e semi può ridurre il rischio di nuove introduzioni di specie invasive.
- Supporto alla ricerca scientifica
- Ricerca sulle specie autoctone: Investire nella ricerca per comprendere meglio come ripristinare e gestire le specie autoctone e gli ecosistemi naturali.
- Sviluppo di biocontrolli: Esplorare metodi di biocontrollo per gestire le specie invasive in modo ecologicamente sostenibile.
- Coinvolgimento delle comunità locali
- Progetti partecipativi: Coinvolgere le comunità locali nella gestione delle aree naturali e nella piantumazione di specie autoctone può aumentare il successo delle iniziative di conservazione.
- Incentivi per il mantenimento delle specie autoctone: Fornire incentivi a proprietari terrieri e agricoltori per mantenere e promuovere specie native nei loro terreni.
- Accettare e gestire la nuova realtà ecologica
- Adattamento alle nuove condizioni: In alcuni casi, accettare la presenza di alcune specie non autoctone e gestirle in modo da minimizzare gli impatti negativi potrebbe essere l’opzione più realistica.
QUALI SONO I NOSTRI ALBERI AUTOCTONI?
Ecco una lista di alcuni degli alberi autoctoni più comuni e rappresentativi in Italia, suddivisi per categorie generali:
- Latifoglie Caducifoglie
- Quercia (Quercus spp.)
- Roverella (Quercus pubescens)
- Leccio (Quercus ilex)
- Farnia (Quercus robur)
- Cerro (Quercus cerris)
- Faggio (Fagus sylvatica)
- Acero (Acer spp.)
- Acero campestre (Acer campestre)
- Acero montano (Acer pseudoplatanus)
- Castagno (Castanea sativa)
- Carpino (Carpinus spp.)
- Carpino bianco (Carpinus betulus)
- Carpino nero (Ostrya carpinifolia)
- Tiglio (Tilia spp.)
- Tiglio selvatico (Tilia cordata)
- Tiglio nostrano (Tilia platyphyllos)
- Frassino (Fraxinus spp.)
- Frassino maggiore (Fraxinus excelsior)
- Frassino meridionale (Fraxinus angustifolia)
- Pioppo (Populus spp.)
- Pioppo bianco (Populus alba)
- Pioppo nero (Populus nigra)
- Olmo (Ulmus spp.)
- Olmo campestre (Ulmus minor)
- Olmo montano (Ulmus glabra)
- Latifoglie Sempreverdi
- Leccio (Quercus ilex)
- Corbezzolo (Arbutus unedo)
- Alloro (Laurus nobilis)
- Sughera (Quercus suber)
- Conifere
- Abete (Abies spp.)
- Abete bianco (Abies alba)
- Pino (Pinus spp.)
- Pino silvestre (Pinus sylvestris)
- Pino domestico (Pinus pinea)
- Pino nero (Pinus nigra)
- Pino loricato (Pinus heldreichii)
- Larice (Larix decidua) – unica conifera caducifoglia.
- Cipresso (Cupressus sempervirens)
- Alberi da Frutto Selvatici
- Ciliegio selvatico (Prunus avium)
- Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia)
- Nespolo comune (Mespilus germanica)
- Melo selvatico (Malus sylvestris)
- Pero selvatico (Pyrus pyraster)
- Altri Alberi Autoctoni Noti
- Platano (Platanus orientalis) – presente in alcune zone, anche se spesso ibridato.
- Ontano (Alnus spp.)
- Ontano nero (Alnus glutinosa)
- Ontano bianco (Alnus incana)
Questi alberi rappresentano una parte della ricca biodiversità vegetale dell’Italia e sono importanti per il mantenimento degli ecosistemi locali, fornendo habitat per molte specie animali, contribuendo alla stabilità del suolo, e supportando i cicli naturali dell’acqua e dei nutrienti.
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Il Bosco Femmina, Sonia Serravalli