REQUIEM ALLA CARNE ALTRUI
L’ENERGIA DEL CIBO
(Da un testo di Vadim Zeland)
Diventai vegana sette anni fa, grazie alla mia gatta, a quello che vidi in Egitto e al materiale che mi arrivò su cosa avviene veramente negli allevamenti intensivi (da cui in Italia quasi tutta la carne che ancora si mangia arriva).
Ma oggi parliamo più specificatamente di energia, dal sole al cibo di cui ci nutriamo, partendo da cosa siano le proteine a livello chimico, fino al piano energetico che si traduce in forza nostra ed energia vitale per noi. E degli inganni del sistema che pretende di nutrirci, mentre nutre se stesso.
Ho scandagliato e selezionato questi brani per te.
“Ricevo molte lettere da persone desiderose di passare a una nuova fase della piramide alimentare, ma allo stesso tempo diffidente rispetto a un regime alimentare senza proteine animali, temendo danni alla salute e all’aspetto fisico.
I loro timori sono suscitati principalmente dal fatto che quasi tutti i nutrizionisti e i medici affermano unanimemente: “Senza carne non si può stare al mondo, proprio no!”
Secondo loro la carne conterrebbe delle sostanze assolutamente necessarie per l’organismo. Anche il “principio della società” contribuisce a frenare gli entusiasmi: “tutti mangiano carne, vuol dire che bisogna farlo”.
E infatti, quando si apre il menù di qualsiasi ristorante, diventa subito chiaro: quello che non è carne di qualcuno, non è cibo. […]
Tuttavia, in India, per esempio, il 70% della popolazione è costituito da vegetariani. E non sembra che soffrano di sfinimento. Al contrario, presto per crescita demografica supereranno la Cina.
Quindi c’è qualcosa che non torna qui, c’è qualcosa che non va con questo “principio della carne”.
Non è mia intenzione cercare di passare qualcuno dalle sue abitudini alimentari, non ne ho alcun interesse. Il mio compito è quello di fornire informazioni oggettive.
Nel sistema tecnogeno, tutte le informazioni sono predisposte in modo da servire il sistema. Una concessione qualsiasi di alimentazione naturale può essere ribaltata e distorta da far piangere tutte le icone.
Rivolgiamoci allora, per consigli, alle fonti più affidabili e autorevoli, alla Natura, al buon senso e ai classici, Arnold Ehret e Maximilian Bircher-Benner, in qualche modo stranamente dimenticati.
Per cominciare, vediamo un po’ che cosa sono le proteine.
Non si tratta di carne di maiale o di manzo, o di pesce o di qualche altro animale, ma di una molecola gigantesca, una lunga catena di amminoacidi.
Che cosa dovrebbe fare l’organismo per trasformare le proteine in tessuto muscolare? Una bistecca di manzo diventa una parte del nostro corpo non appena la si mangia? No, per assimilare una molecola proteica altrui essa deve essere prima decomposta nei suoi amminoacidi di partenza, i quali a loro volta sintetizzano la loro molecola.
Le proteine sono ovunque, nelle polpette e nelle foglie verdi. Ma, a differenza dei cibi animali, le piante contengono sia le proteine che gli amminoacidi essenziali, cioè il materiale da costruzione primario, i mattoni.
Ovviamente le piante, e soprattutto le verdure verdi in foglia, sono la migliore fonte non solo di proteine, ma anche di materiale di partenza per la loro sintesi. […]
Rispetto al tema “proteine”, è tutto girato al contrario. Di fatto, si dovrebbero considerare “complete” le proteine vegetali, ossia, a dirla in termini più precisi, quegli aminoacidi, minerali e vitamine a partire dai quali vengono sintetizzate le proteine e che sono presenti in abbondanza nei vegetali.
Gli alimenti vegetali vivi creano la massa muscolare in tempi lenti, in modo naturale ed efficace.
Il cibo animale, al contrario, favorisce un rapido aumento di peso ma di quel peso inutile, che si scioglie in padella e rende felice il cuore del produttore.
Per questo il produttore informa allegramente i suoi clienti che le proteine animali sono le migliori: con esse si può anche nutrire il bestiame, e poi, naturalmente, alimentare l’uomo. E il consumatore ci crede ciecamente, perché il suo animo ingenuo accetta facilmente questa logica primitiva, su cui non c’è alcun bisogno di pensare: per formare i muscoli, si devono mangiare gli stessi muscoli; per formare le proteine, si devono mangiare proteine; per formare il grasso si deve mangiare grasso, e, ovviamente, la madre che allatta al seno deve bere latte per produrre latte…
(Su Vadim Zeland leggi anche: “Da succubi a sovrani”)
Con la stessa logica, dal momento che la casa è costituita da pareti, la si dovrebbe costruire di pareti e non di mattoni. Anzi, ancora meglio, di case complete.
Quante case serviranno per la costruzione di una casa? Non importa sapere cosa succederà nel cantiere, è una faccenda dei costruttori. Il nostro compito e portare nell’area di costruzione la quantità sufficiente di case e poi si arrangeranno loro. Non è rilevante che in seguito gli operai dovranno scomporre le pareti in singoli in mattoni, la cosa più importante è che abbiamo fornito i materiali edili in assoluto “più completi”.
Il mito che gli alimenti di origine animale contengano qualcosa di insostituibile, di cui l’organismo non può proprio fare a meno, non è nemmeno un mito. È ignoranza o menzogna mirata.
Non si trova in natura nulla che non sia contenuto in taluni o tal altri vegetali. E se la scienza disponesse di informazioni attendibili riguardo a quello che l’organismo è in grado o meno di sintetizzare, problemi come il cancro o il diabete, per esempio, sarebbero già una questione risolta. Nel frattempo, invece, bisogna considerare di fatto che la scienza dell’uomo è ancora in fase di ricerca, ragion per cui non vale la pena confidare troppo su di essa.
LE LEGGI DELLA NATURA
L’unica cosa su cui ha senso confidare sono le leggi della Natura e del buon senso.
Proprio su questi principi poggia la concezione del dottore svizzero M. Bircher-Benner. Illustrerò brevemente i capisaldi della sua teoria, semplice e chiara.
Tutti noi, alla fine, ci nutriamo dell’energia del Sole. Essa è la nostra fonte primaria di energia. Tutto il resto, compreso il carbone, il petrolio, il gas, sono secondari. Non prendiamo per il momento in considerazione l’energia cosmica.
Le piante assorbono l’energia solare direttamente. Sono le uniche creature sulla terra che lo possono fare (non considereremo qui l’alimentazione pranica per non complicare il discorso).
Insieme alle piante, consumiamo energia solare anche noi. In altre parole, l’energia del sole arriva a noi attraverso le piante. Gli animali, che si trovano al gradino successivo della piramide alimentare, si nutrono anche essi di piante. Gli animali predatori, che sono in un gradino più in alto, si nutrono dei corpi (cadaveri) degli animali erbivori.
Coloro che si nutrono di piante ricevono energia solare di prima mano.
(Leggi anche: “L’energia sessuale del sole”)
Chi si nutre di animali, la riceve di seconda mano, e se questi stessi animali, uccelli compresi, come ora succede, vengono alimentati da proteine animali, allora è già di terza mano.
Le piante sono cibi di prima specie. Esse contengono in sé sia proteine vegetali, facilmente assimilabili, che gli amminoacidi primari, da cui vengono sintetizzate le proteine. […]
I prodotti cotti sono fonte alimentare di terza specie. Riguardo al discorso dell’energia, la cottura è un processo di indebolimento, di abbassamento del potenziale energetico.
La sostanza viva e sostanza viva. La sostanza morta è sostanza morta. L’energia e la forza si trovano lì dove c’è la vita. Per non parlare del fatto che nel processo di cottura si producono sostanze tossiche. Ogni prodotto è più prezioso nella sua forma naturale. […]
Ne consegue che chi è più vicino alla sorgente di questa energia solare e ha il minor numero di intermediari, si trova di fatto nella migliore posizione sulla piramide alimentare.
Ma allora, perché e da dove ha origine questa competizione di chi mangia chi? […] La risposta è tanto semplice quanto paradossale: a qualcuno tocca mangiare qualcun altro non perché sia meglio (più nutriente, più gustoso), ma perché non vi è null’altro da mangiare.
Pensate a questa frase. Solo in questo, e non in altro, consiste la ragione della corsa su per la piramide. […]
Il paradosso sta nel fatto che quanto più alto è il tuo livello sulla piramide alimentare, tanto più ti è difficile nutrirti; di conseguenza, quanto più in basso sei sulla piramide, tanto maggiore è per te la disponibilità di cibo.
Il vero stato delle cose il seguente: sui gradini più alti della piramide regna la fame. La sopravvivenza è letteralmente ai limiti del possibile. Soprattutto dal momento in cui sulla sommità massima della piramide si è piazzato l’uomo.
Pochi sanno di questo (la fame), e ancora meno ne parlano. Quando per carestia muoiono milioni di persone in Africa, è una tragedia. Ma quando, per mancanza di cibo, muoiono i predatori, ciò viene percepito come un processo naturale, una normale regolazione della popolazione.
Pochi sanno che un branco di leoni a volte non mangia per mesi. I leoni in quei periodi sembrano scheletri ambulanti. I lupi possono correre per settimane alla vana ricerca di prede. Gli orsi polari sono cadaveri ambulanti anche loro quando per mesi non riescono a trovare cibo.
Le megattere, che si nutrono di aringhe, non hanno la possibilità di nutrirsi nell’arco di sei mesi. Mentre il fitoplancton, che si trova sulla parte inferiore della piramide, mangia quando e come vuole. […]
L’essenza di questa storia è che tutti i rappresentanti dei diversi gradini della piramide si trovano IN DIPENDENZA l’uno dall’altro secondo una catena. Tanto più in alto ti trovi, tanto più lunga e complessa è la catena e tanto maggiore è la dipendenza da tutti gli esseri inferiori.
E il conseguente paradosso sta nel fatto che chi è in alto di fatto non è il Re della Natura ma un prigioniero delle circostanze è un mangiaufo dei suoi sudditi “commestibili” […]
LE MISTIFICAZIONI DEL MERCATO
Qualcuno mi deve spiegare come si possa definire naturale un prodotto conservato, rinchiuso e seppellito in un barattolo di latta o in una confezione con validità di uno o due anni o più. Ma così lo definiscono, senza problemi.
La produzione e commercio hanno ottime capacità di mimesi, sanno adattarsi rapidamente alle nuove tendenze. Il periodo di validità di un alimento, in linea di massima, si può paragonare direttamente al “termine di reclusione” dato a un condannato: quanto esso è maggiore, tanto più pericoloso è “il prigioniero” […]
Come si può vendere, in queste condizioni, un alimento che non ha alcuna attinenza coi prodotti naturali? Semplicissimo: chiamandolo “naturale”, tutto qui.
Qualsiasi cibo sintetico oscura la mente e provoca una forte tossicodipendenza.
La carne bollita e fritta è un narcotico in forma pura.
Il cibo morto è già di per sé tossico, ma lo diventa ancora di più nel processo di digestione, perché la digestione di sostanza morta, in violazione alle leggi di Natura, e in gran parte un processo putrido. […]
Attualmente la maggior parte del raccolto delle piante non è destinata all’uso diretto degli esseri umani ma alla produzione di mangimi per ottenere proprio la carne. […]
Le sostanze chimiche sintetiche provocano un forte effetto di assuefazione, un attaccamento al mangiare punto ed è chiaro a chi è vantaggioso tale attaccamento. Se noi produciamo e vendiamo, tu devi comprare. Le componenti sintetiche vengono aggiunte ai prodotti intenzionalmente in modo assolutamente consapevole. […]
Del resto, la stragrande maggioranza delle persone non si cura della cosa, poiché perlopiù rimane in uno stato di serena ignoranza, come se tutto ciò fosse assolutamente normale (aggiungo che l’ignoranza è tanto più spensierata proprio perché collettiva).”
Questi solo alcuni brani del meraviglioso saggio di Vadim Zeland “Scardinare il sistema tecnogeno”:
Si parlava di Natura, e ho voluto portarlo nel nostro Bosco…
Grazie a chiunque abbia contribuito finora scegliendo i miei libri
GLI ALTRI MIEI LIBRI QUI
(Femminile e Maschile; Fiamme gemelle, crescita personale, spiritualità, romanzi, downshifting, poesie…)
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