COME “PULIRE” I CRISTALLI E GLI ERRORI DA EVITARE
SCARICO, PURIFICAZIONE E RICARICA DELLE PIETRE
In rete c’è molta confusione sulla pulizia energetica dei cristalli naturali.
A costo di apparire “controcorrente”, e con la consapevolezza della scomodità di cambiare le nostre abitudini, mi avvalgo oggi di un testo che ritengo tra i più autorevoli nel mondo della cristalloterapia.
Si tratta del libro “L’arte di curare con le pietre” di Michael Gienger, il quale può essere considerato il fondatore della terapia con i minerali come disciplina autonoma.
Scrittore insegnante tedesco, negli anni Ottanta costituì un gruppo di ricerca sulle proprietà terapeutiche dei minerali.
Le sue scoperte hanno contribuito alla conoscenza approfondita che oggi abbiamo dei cristalli, dal loro punto di vista bio-chimico fino a quello fisico-energetico.
Vediamo dunque ora gli errori da evitare e le buone pratiche da applicare per la pulizia e la conservazione dei nostri cristalli, siano essi da usare sul corpo, siano essi cristalli ornamentali di cui amiamo circondarci nei nostri ambienti.
Tratto dal libro “L’arte di curare con le pietre”.
“Per “pulizia” (dei cristalli) si intendono tre diversi processi: Scarica dell’energia, purificazione e ricarica.
Scarica dell’energia
Quando sono a contatto con il corpo, molte pietre tendono ad assorbire elettricità statica.
L’esempio estremo a questo riguardo è rappresentato dall’ambra, che nel giro di pochi minuti può divenire bollente. Questo accumulo di energia statica può essere facilmente eliminato ponendo l’oggetto sotto l’acqua corrente.
Purificazione
L’informazione trasmessa dal soggetto alla pietra, rimane in immagazzinata anche dopo che l’elettricità statica è stata scaricata. Per cancellarla occorre intervenire in modo più radicale.
Vi sono due modi molto semplici per conseguire la completa eliminazione delle informazioni immagazzinate in una pietra:
@ irradiarla con una drusa di ametista o
@ immergerla nel sale.
Quello della drusa di ametista è il metodo più comodo.
Questo tipo di drusa emette, grazie alla diffusa distribuzione del ferro e all’elevata concentrazione energetica del quarzo, un’intensa corrente energetica. Per questo motivo, le informazioni contenute nelle pietre da essa irradiate vengono cancellate.
Perché ciò avvenga, è di norma sufficiente una giornata di irradiazione. Nel caso in cui la pietra sia rimasta contatto con il soggetto solo per poco, può bastare anche solo un’ora. Essa può, comunque, essere lasciata sulla drusa per quanto tempo si desidera, in quanto non può riportare alcun danno.
L’impiego del sale, invece, richiede più prudenza, in quanto può innescare nella pietra trattata reazioni chimiche che potrebbero compromettere nella luce in testa e il colore.
Immergere, ad esempio, un opale nel sale significa danneggiarlo irreparabilmente, in quanto il sale lo disidrata, trasformandolo in calcedonio, anche esso minerale terapeutico, ma di valore molto inferiore.
Si consiglia, perciò, di riporre la pietra in un piccolo contenitore di vetro e mettere quest’ultimo nel recipiente contenente il sale. Il processo di purificazione avrà luogo comunque, senza che la pietra corra il rischio di essere danneggiata.
Fatta eccezione per le collane, le cui parti metalliche potrebbero rovinarsi a contatto con l’acqua, si può aggiungere al sale dell’acqua povera di sostanze minerali. In questo modo, le informazioni presenti nella pietra verranno cancellate ancora più rapidamente.
L’acqua va cambiata ogni volta, mentre il sale può essere impiegato per un intero mese. Questo metodo di purificazione attraverso il sale è molto rapido.
Se la pietra è stata utilizzata per una settimana, saranno sufficienti dieci minuti. Una permanenza più lunga nel sale può rovinare la pietra dal punto di vista energetico, compromettendone l’efficacia!
Mi permetto di sconsigliare altri metodi di purificazione, come l’immersione in acqua salata, il seppellimento nel terreno o l’esposizione al fuoco, in quanto spesso dannosi.
L’acqua salata può entrare nei pori o nelle fessure, rendendo la pietra opaca. Gli acidi del terreno possono intaccare i minerali della pietra, modificandone la struttura. Il fuoco, infine, ha un’azione disgregante.
Ricarica
Poiché l’emissione aurica di una pietra è proporzionale all’energia in essa contenuta, essa può essere resa più intensa da un’opportuna ricarica della pietra.
Il sistema più pratico per ottenere ciò è disporre la pietra alla luce del sole, all’alba e al tramonto. Questi sono gli unici periodi del giorno in cui è possibile guardare il sole senza pericolo e in cui la luce possiede la maggiore capacità di ricarica energetica.
Lo stesso non accade negli altri momenti della giornata, ad esempio mezzogiorno, quando al contrario essa tende a scaricare l’energia accumulata nell’oggetto.
Prima dell’inizio di un trattamento, e buona pratica tenere fra le mani la pietra in questione, o parla nelle vicinanze di una fonte di calore. Questo intensifica l’azione.
In parecchi casi, non è necessario ricaricare la pietra, in quanto lo stesso contatto con il corpo le trasmette calore, attivando nelle proprietà terapeutiche.
Pulizia
Per quanto riguarda i gruppi di minerali e le druse, l’operazione della pulizia dovrebbe limitarsi all’eliminazione della polvere, per la quale è sufficiente un pennellino.
Nel caso vogliate ricorrere all’acqua per lavare una drusa, usate esclusivamente acqua povera di minerali, al fine di evitare depositi calcarei.
Non utilizzate mai spazzole particolarmente dure sulle pietre, poiché se alcune non ne risentono, altre sono senz’altro suscettibile ad essere danneggiate e, in questo caso, ve ne accorgereste quando è troppo tardi.
Conservazione
È ovvio che quando si posseggono delle pietre esteticamente belle, si desidera mantenerle tali. Se spolverare frequentemente gli oggetti non rientra nei vostri hobby, potete sempre ricorrere ad una comoda vetrinetta ermeticamente chiusa.
Mi permetto di sconsigliare il davanzale della finestra come sede per le vostre pietre.
Fatta eccezione per l’agata, nonché per quegli esemplari non sensibili alla luce (cristallo di rocca, ematite, diaspro, lapislazzuli, occhio di tigre, tormalina nera, eccetera), le altre possono sbiadire se esposti alla luce solare.
Altrettanto si può dire per le sfere di cristallo di rocca, poiché agiscono come delle vere e proprie lenti, come io stesso ho avuto modo di verificare, quando ho trovato delle bruciature su fogli di carta lasciati vicini ad una di esse”.
Testo tratto dal libro “L’arte di curare con le pietre” di Michael Gienger.
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