COME RISVEGLIARE LA DONNA SELVAGGIA
L’ARCHETIPO DELLA DONNA SELVAGGIA IN NOI
Nell’articolo precedente, abbiamo visto quali sono le caratteristiche dell’archetipo femminile della donna selvaggia.
Qui vediamo come risvegliare questo archetipo, ossia come andare ad attivare l’energia della donna selvaggia in noi.
Ciò ci può servire indubbiamente per la risoluzione dei problemi quotidiani, per renderci più forti, per curarci, per trarre forza e sostegno dagli elementi e dalla natura, per riconnetterci alla nostra intuizione e al nostro corpo, e tanto altro che puoi trovare nell’articolo precedente.
I modi e le pratiche per riattivare questo archetipo dentro di noi sono numerosissime, e tante idee ed invenzioni possono arrivarti anche spontaneamente, strada facendo.
Certe donne saranno già molto più vicine a questo tipo di archetipo, in quanto lo incarnano già nel loro approccio al mondo, per altre ci vorrà un po’ di più ad integrarlo. Ma ne vale sempre la pena.
PRATICHE PER RISVEGLIARE LA DONNA SELVAGGIA
– Per chi non l’ha ancora fatto, iniziare un percorso di consapevolezza che ci porti ad imparare a dire “no” quando sentiamo che è un “no”, a liberarci da vergogna e senso di colpa, a capire fino in fondo cosa vogliamo veramente e a manifestarlo.
– Frequentazione dei boschi. Possibilmente in solitaria, in silenzio e in maniera prolungata.
– Organizzare o partecipare a rituali aggregativi in natura – possibilmente con persone care e nella maniera più sentita e spontanea possibile ossia meno formale possibile e stare lontani da qualunque attività commerciale che sfrutti questo genere di esperienza per la “compra-vendita”.
Nei rituali, forti catalizzatori di energia possono essere: un fuoco, un albero antico, una roccia.
– Camminare a piedi scalzi ogni volta che è possibile.
(Leggi anche: “Essere donna fuori dalle righe”)
– Nuotare in acqua fredda e stare nude in natura ogni volta che è possibile. Le nostre sensazioni devono essere ripristinate, su ogni centimetro di corpo. Lo stesso dicasi per il contatto con gli elementi.
– Frequentare ambienti femminili di crescita personale, conoscenza di se stesse, rivalorizzazione di Madre Terra e del proprio potere creativo, curativo, iniziatico e della sorellanza.
– Osservare a lungo un animale e apprendere da lui/lei lezioni di vita. Se possibile, conviverci o continuare la frequentazione il più a lungo possibile.
– Ascoltarsi, quotidianamente (respiro, reazioni fisiche ad ogni stimolo, conoscenza del proprio ciclo, se si ha ancora, stati di quiete e stati di disequilibrio, piaceri e fastidi, ecc.).
– Perdersi in giro ogni tanto (possibilmente in natura) per esercitare istinti e intuito. Salvatore Brizzi ed altri (alchimisti e psicologi) parlano della necessità di “scioccare la mente” per poter uscire dai soliti schemi mentali e aprirsi ad altro. Riconnettersi con forze più alte.
(Leggi anche “Un bosco sacro a cui tornare”)
– Ogni volta che è possibile, fare qualcosa senza dover guardare l’orologio, liberarsi della fretta e agire e muoversi liberamente, seguendo solo il proprio sentire, senza pensare a programmi o cose sensate. Con la pratica, da questo stato mentale escono intuizioni importanti e anche idee geniali.
– Se arriva il dono dell’autoguarigione, onorarlo (approfondire, sperimentarsi, ascoltarsi, conoscere meglio il proprio corpo e le sue reazioni, parlarne con donne esperte in materia, eccetera).
– Scriversi i sogni che ricordiamo dalla notte: questo ci permette di tornare gradualmente in contatto con la nostra parte inconscia, femminile, creativa ed intuitiva.
– Ballare senza seguire uno schema logico preciso, senza voler essere belle, senza rispettare meccanicità o simmetrie precise. Entrare nel ritmo e fare sì che il ritmo muova noi, spegnere il pensiero. Segui la tua musica e lascia decidere al corpo.
– Prendere la pioggia.
– Abbracciare alberi. A lungo. Meglio se più anziani di noi e meglio ancora se antichi. Inchinarsi a loro.
– Annusare. Tutto. Boccioli, resine, sottobosco, terra, cortecce, l’odore del mare, l’odore di un lago, la paglia, le spezie, le erbe, i frutti… Allenare l’olfatto ogni giorno, crearsi veri e propri percorsi olfattivi, che varino, a casa e in natura.
– Fissare la luna a lungo, quando è piena, o grande. Stare nella sua luce ogni volta che si può.
– Acuire l’udito imparando a riconoscere sempre più suoni nella natura (uccelli, i suoni dei diversi alberi al vento, passi, materiali o elementi che si muovono – es. legni, foglie, acque – e tanto altro).
– Sdraiarsi o rotolarsi sulla nuda terra, con la pelle a contatto, e stare lì a lungo ad ascoltarsi.
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In teoria, la lista potrebbe essere ancora lunghissima.
Ti va di raccontare qui sotto, sotto l’articolo, nello spazio dei commenti all’interno del blog, cosa hai sperimentato o praticato tu per riavvicinarti alla tua donna selvaggia? Il tuo contributo potrebbe essere prezioso per altre.
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La notte della Luna piena sono andata nel mio posto magico dove vi è una rupe, nuda a quattro zampe ho raggiunto la roccia annusando la terra ed una volta raggiunta mi sono eretta ed ho ululato potentemente