AMORE INCONDIZIONATO
E IL FILM “IL FILO NASCOSTO”
Oggi ti lascio un’altra pagina di “diario”. Riguarda il film capolavoro Il Filo Nascosto.
A volte ospito amici che vivono lontano.
In questo caso, si trattava di un amico di Trento, più grande di me, che spesso mi consiglia film da vedere.
Questa volta, non fece in tempo a invitarmi a vedere Il Filo Nascosto che io già l’avevo individuato per conto mio.
Il giorno dopo, a colazione alle sette prima dei rispettivi impegni di lavoro, la discussione si accese più vivace e interessante che mai.
Mentre lui ritiene il film un semplice inno al masochismo femminile, per me si tratta di un’opera cinematografica estremamente coraggiosa, di quelle che si trovano raramente e che non hanno paura di scandagliare il lato più oscuro della mente umana – specie della mente umana innamorata.
Decisamente, il film accende dibattiti vivaci, perché strizza l’occhio allo stesso tempo a diversi aspetti del maschile e del femminile e delle loro possibilità di relazionarsi.
Il film tratta di un sarto di altissimo livello nella Londra degli Anni Cinquanta, interpretato da un magistrale Daniel Day-Lewis, scapolo impenitente; del suo stretto e a tratti oscuro rapporto con la sorella Cyril e del personaggio femminile Alma.
Vista la fine di tutte le altre donne, precedenti modelle e muse del sarto-artista, tutto fa presagire che anche Alma non riuscirà a reggere i modi rudi e scostanti del tenebroso protagonista… ma la trama ci stupirà con risvolti impensati. A volte, impensabili.
Perché?
Perché viviamo in una società di dualismi, che ci ha voluto
- sani oppure malati di mente,
- sani oppure perversi,
- sani oppure masochisti.
Quindi, certe vie d’uscita alternative, non concepibili dal comune quanto appiattito “buon senso” a sfondo psicologico-clinico di oggi, risultano alla maggioranza impensabili. Non percepibili, dunque neanche congetturabili.
Risulta invece che una mente lasciata libera di spaziare anche oltre la paura del “non essere normale” e oltre la soglia del comune e inculcato “buon senso” possa a volte andare a pescare, al di là della comfort zone, risorse preziose ed esclusive – per risolvere un problema in una modalità ancora più profonda e saggia di quello che vuole il “comune buon senso” o il “comune ben-pensare” (per riuscirci, occorre un percorso di consapevolezza con tutti i crismi – si declina ogni responsabilità dalle sperimentazioni a vuoto).
Per questo considero questo film un atto coraggioso. Ma non solo per questo.
L’altro aspetto è quello dell’eterno tema dell’amore incondizionato.
Il mio amico può certamente lamentarsi di aver sofferto di fronte al modo in cui Alma viene trattata dall’amato.
Buffo è che lui abbia vissuto queste scene come violenze e io no, sua moglie no, le sue amiche no. Laddove il mio amico ha visto addirittura violenza e un gioco di vittima-carnefice, io invece ho visto la natura dell’acqua della donna, la sua geniale resilienza nel plasmarsi per aggirare e andare oltre la corazza di lui, anziché sentirsene succube, anziché prenderla sul serio, anziché farsene schiacciare e anziché percepirla come un dato ineluttabile o una condanna. Altroché masochismo!
Certo ci vuole tanta preparazione e pelo sullo stomaco per riuscire ad essere così, consiglio vivamente di non sperimentare a vuoto, specie con i narcisisti patologici!
Diciamocelo chiaro: al giorno d’oggi il web è pieno di siti femminili o psicologici che mettono in guardia dall’amore masochistico, dall’amore non ricambiato, da un rapporto di coppia non paritario.
L’essere “pari”, letto spesso come “uguali”, sta diventando a volte una vera ossessione.
Non possiamo essere uguali: la femmina ha una natura, il maschio ne ha un’altra. Cervelli e ormoni sono diversi, diverso è il corpo e il modo di sentire.
A volte il lato maschio si manifesta in una donna e il lato femmina in un uomo, ciò non toglie che restino indubbie le caratteristiche di queste nature diverse e complementari. E se non vengono entrambi lasciati liberi di esercitare tutte le loro risorse, incluse quelle che cadono al di là dalla zona di comfort della “normalità secondo gli specialisti”, non potranno ricrearsi come due persone complementari. Che si bilanciano, che si riequilibrano liberamente e spontaneamente, nella parità del diritto di essere se stesse e far funzionare un rapporto cosciente e consenziente. E, se si agisce da spazi che non prevedono l’autodistruzione ma ci si preserva bene, anche alla cura reciproca.
- Una persona è masochista se ciò che ritiene amore la tiene in scacco, la fa soffrire a lungo, se non la lascia libera di esprimersi con l’altro e di manifestare i suoi vari lati.
Una persona è masochista se ciò che la lega all’altro le limita la vita e le energie, in maniera prolungata e costante.
Se senza l’altro non dà valore a se stessa e alla vita e se questo diventa un modus vivendi.
- Una persona non è masochista se gli scogli incontrati nel libero fluire di un sentimento le possono permettere di sondare altre possibilità e di esplorare altri lati di sé prima sconosciuti. Di crescere. Di espandersi.
Una persona non si trova in una relazione masochistica se prova un amore incondizionato, contro cui né gli eventi né lei stessa può nulla (e ciò significa, anche a distanza, non in “coppia”). Una persona non è masochista se lo struggimento o la felicità per l’amore libero provato, fosse anche a senso unico oppure non ricambiato con la stessa intensità, le permette di crescere come individuo e come essere umano. E se sente che dare le dà molto, indipendentemente da tutto.
Ci tengo a dirlo perché questa infinita letteratura clinica contemporanea ha ormai cancellato il concetto di amore incondizionato o l’ha demonizzato ed etichettato come qualcosa di patologico e da curare – a meno che non si tratti di quello di una madre per il figlio o di una persona religiosa per il proprio dio.
Trovo assurdo che non si possa più fare distinzione tra masochismo e amore incondizionato. Fermo restando che ritengo che l’amore incondizionato puro in coppia non esista, ma che sia una tendenza, un obiettivo (e sempre se e solo se ci fa bene, ci fa espandere, non se ci rovina la vita!).
“Si soffre a causa degli attaccamenti. Se si ama davvero, non si può stare male, perché non ci si aspetta nulla dall’altro. Quando amiamo, ci offriamo totalmente senza chiedere niente in cambio, per il puro e semplice piacere di “dare”. Ma è chiaro che questo offrirsi e regalarsi in maniera disinteressata può avere luogo solo se c’è conoscenza.
Possiamo amare qualcuno solo quando lo conosciamo davvero, perché amare significa fare un salto nel vuoto, affidare la propria vita e la propria anima. E l’anima non si può indennizzare. Conoscersi significa sapere quali sono le gioie dell’altro, qual è la sua pace, quali sono le sue ire, le sue lotte e i suoi errori. Perché l’amore va oltre la rabbia, la lotta e gli errori e non è presente solo nei momenti allegri.
Amare significa confidare pienamente nel fatto che l’altro ci sarà sempre, qualsiasi cosa accada, perché non ci deve niente: non si tratta di un nostro egoistico possedimento, bensì di una silenziosa compagnia. Amare significa che non cambieremo né con il tempo né con le tormente né con gli inverni.
Amare è attribuire all’altro un posto nel nostro cuore affinché ci resti n qualità di partner, padre, madre, fratello, figlio, amico. Amare è sapere che anche nel cuore dell’altro c’è un posto speciale per noi. Dare amore non ne esaurisce la quantità, anzi, la aumenta. E per ricambiare tutto quell’amore, bisogna aprire il cuore e lasciarsi amare.” – E ho citato qui questo articolo di Green Me al riguardo, con cui mi trovo d’accordo.
Non possiamo dimenticare l’aspetto più importante dell’essere umano. L’amore incondizionato possiede una luce divina: non si può trattare come una moda solo perché questo o quel dottore ha stabilito che l’amore esiste solo se ricambiato.
Trovo semmai che sia vero il contrario, se di amore si parla e non di interesse.
Solo noi, ripeto solo noi, con un lungo percorso di auto-ascolto e autoconoscenza, possiamo sapere se va bene superare certi limiti, restando integri nel rispetto di se stessi e del prossimo e della consensualità delle cose.
Non c’è psicologa, non c’è opinionista, non c’è maestro spirituale o influencer che possa sapere cosa succede dentro di noi, quale sia il nostro karma, quale il nostro personalissimo cammino di crescita e quali le nostre antenne interiori e le nostre intuizioni più profonde.
Il Filo Nascosto è un film dal titolo metaforico, l’unico che potesse avere.
Il filo nascosto è quello che cuce e nasconde in ogni abito esclusivo disegnato dal protagonista il piccolo bigliettino che lui stesso vi inserisce, come per restare in contatto con la sua opera d’arte o per lasciarvi dentro un pezzo di sé, di cui solo lui è al corrente.
Ma il filo nascosto è certamente anche quello oscuro dell’uomo e della donna: proprio quel filo d’Arianna che porta oltre la nostra soglia di “accettabile” e di “consueto”, nel territorio della follia per amore;
della follia per via del fatto che siamo sempre uno, nessuno e centomila;
della follia della creatività, dell’intuizione e dei sentimenti che l’essere umano, nonostante tutti i suoi sforzi, non è ancora riuscito a irreggimentare.
Il Filo Nascosto non è un inno al masochismo femminile, al contrario è un invito ad andare oltre, a permetterci di essere indulgenti con noi stesse e con gli altri, a entrare come acqua nei piccoli buchi delle armature – le armature ne hanno sempre.
E a riconoscere le paure altrui senza farcene soggiogare, senza diventarne vittime, ma trasformarci semmai sempre di più in soggetti attivi e responsabili per noi stesse.
A strappare via il velo di Maya e a guardare in faccia i punti deboli, propri e dell’altro, con, appunto, amore infinito, amore senza condizioni, e una buona dose di approccio smaliziato, fuori da ogni ingenuità.
Tu cosa ne pensi?
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Mah, avrei molto da dire…..non si tratta di dualismo sano/masochista ma rispettoso/irrispettoso. E l’amore è rispettoso quando permette all’altro di esprimersi, liberamente, con le proprie “corde”, In tutti gli ambiti della vita, senza sottomissione mascherata da libera prigionia (leggi amore incondizionato), senza castrazioni. Ho trovato il film irritante, un’esempio di sopraffazione maschile; si dolce talvolta quando sopraffatto dalla “fame”: ” you made me hungry, for your body babe” – da: James Blunt: “you made me better”. No, solo l’amore platonico può essere incondizionato, non corrisposto. L’amore reale deve farti sentire bello/ bella, interessante, ricco/a, accettore e donatore, rispettoso e si, anche luogo di scambio, di arricchimento per le parti, deve permettere di diventare migliore.
Caro Stefano,
grazie del tuo punto di vista.
Premesso che rispetto e apprezzo tutti i punti di vista come contributo allo scambio, ti faccio presente che l’idea che DEBBA ESSERE l’altro a “farci sentire” belle, interessanti eccetera è un’idea adolescenziale (per non dire nel caso uomo verso donna anche un tantino maschilista), che non ha niente a che fare con l’amore profondo e che non tiene conto del fatto che non può essere una persona fuori da noi (e per una donna non può essere un uomo) a determinare identità e qualità di un individuo.
Ti faccio presente, allo stesso tempo, che se una donna non è maturata, risvegliata, ben centrata e sicura del proprio valore, un uomo che si adoperi a 360 gradi per farla sentire bella e amata non servirà proprio a niente: non andrà nemmeno a sfiorare l’autostima della stessa – se la cosa non ha radici dentro. Tutte cose vissute in prima persona, quindi parlo per cognizione di causa 🙂
Infine, ribadisco che la donna in questione nel film è ai miei occhi una figura attiva, furba, amorevole ma non stupida, lucida e vincente, tutt’altro che vittima e sottomessa. Fa quello che vuole e lo sceglie e lo dirige lei.
Grazie ancora e buona giornata! 🙂