MEDITARE CON LA TERRA
QUANDO COMPRESI PERCHE’ SI CHIAMA “MADRE”
Nel mio percorso di ricerca, crescita e sperimentazione, mi sono di recente imbattuta in una meditazione con l’elemento terra, che ho trovato tra le più potenti degli ultimi anni.
Naturalmente la cosa può essere soggettiva. Ma non è detto, visto che la terra contiene in sé gli altri tre elementi (aria, fuoco e acqua) – cosa che non vale per gli altri – e visto che può portarci ad attraversare stati realmente universali e transpersonali. Quali le radici, il nutrimento, l’energia sessuale (primo chakra), la materia di cui siamo fatti, la morte, la nascita e il contatto con la Madre universale.
Così come per gli esercizi del Tantra, anche per le meditazioni un risultato forte e tracciabile non è garantito sempre, anzi: bisogna avere tanta pazienza e non rimproverarsi quando non si raggiunge il vuoto mentale o la stabilità che si cerca.
Questa meditazione si svolge al buio o con una stoffa scura sopra la testa e si parte rilasciando tutte le tensioni fisiche ed emotive con otto respiri di pancia (diaframma aperto). Potrebbe aiutare, nel frattempo o successivamente, immaginare di scendere sottoterra.
Il pezzo di panno o la sciarpa sulla testa deve evocare l’impressione di essere sepolti, o comunque di essere in Lei: la terra.
Nella prima fase della meditazione lo scopo è “fare il vuoto”, annullarsi nella terra. Ripeto, è difficile che riesca ed essere pieni di distrazioni mentali è normalissimo. Ma, se e quando riesce, si aprono nuovi mondi. Mondi che a volte possono cambiare questo.
Trattasi infatti di un esercizio molto antico, che in alcune culture, per esempio nello Sciamanesimo o nell’antica Grecia, veniva praticato anche fisicamente.
Lasciare dietro tutto quello che si sa e che si è accumulato e costruito in una vita terrena è come un trasloco alla millesima.
La maggior parte delle volte, la mente combatte per evitarlo e si perde nei pensieri delle cose da fare, o fatte, di giorno, ma le rare volte in cui riesce questo distacco totale, la sensazione di leggerezza e di sollievo è un vero colpo di scena.
A quel salto e a quel secondo di buio totale segue la sensazione di:
1) restare come consapevolezza;
2) non essere soli o nel vuoto, perché la “Terra” (come elemento e come essere vivente), c’è, si muove, trasmette, comunica;
3) una leggerezza senza pari: la sensazione di essere usciti da un’odissea, da una guerra, da un film che ci è costato molta energia, per tornare, liberi, ad abbracciare la nostra Madre ancestrale e originaria, nel nostro elemento.
(Articolo: Cosa significa “andare dentro”)
Le visioni che in me si sono succedute, ripetendo la meditazione in cui si lavora con l’elemento terra, sono state diverse nei giorni e con effetti davvero sorprendenti, che hanno smosso anche grandi quantità di gioia e serenità, pianto di liberazione e risate (in contemporanea).
Parto dalla sensazione più forte.
Quando sono riuscita a disfarmi di tutto quel che ho costruito in una vita: ricordi, pensieri, preoccupazioni, identità, convinzioni, programmi, sensazioni, il controllo, il corpo, eccetera, mi sono sentita sostenuta come non mai e, lì, ho capito perché la chiamiamo Madre Terra.
Sola non ero affatto e il vuoto non esisteva.
Da lì in poi si è mossa lei per me: io non esistevo più come persona eppure esistevo come consapevolezza, e anche forte, e sentivo intensamente tutto.
Da quel momento in poi, ci pensava lei.
A spostare, a trasformare, a muovere e lì dentro era pieno di vita, animale e vegetale, e di rumori e movimenti anche di aria, acqua e fuoco – nel profondo. Come in un corpo unico. L’operatività di tutti era spontanea, libera ma incessante.
Mi abbracciò un senso d’amore potente, come un abbraccio, da riempire il petto. Ora era come se la terra mi abbracciasse con tutta la sua presenza.
Ripeto: non esisteva affatto alcuna sensazione di vuoto o di solitudine o di perdita, proprio non esisteva.
Da quello stato, tutte le preoccupazioni umane quotidiane sembravano così futili, inutili, superficiali e stupide che, all’improvviso, una gioia potente mi è salita dal basso in gola come un solletico, come prima di ridere o di avere un orgasmo, e ho iniziato a ridere di gusto con un senso di gioia, liberazione e sorpresa infinito.
Poi, quella stessa onda di gioia/solletico, dalla gola è salita agli occhi, e allora ho iniziato a piangere mentre ridevo. Quello che usciva era reale e autentico ed era gioia, sollievo. Ridevo per l’inutilità di tutte le nostre preoccupazioni e paure, davvero a crepapelle.
La cosa è durata interi minuti, anche se sono uscita dalla meditazione e ho iniziato a girare per casa a occhi aperti.
Ho incontrato, nel frattempo, la mia gatta e ho sentito senza dubbi che lei quelle cose le sapeva già tutte. E che siamo noi umani gli unici a resistere alla morte. A resistere a tutto, a vivere creando resistenze.
Tutti gli altri esseri viventi, e nello specifico mammiferi, lottano finché possono per restare in vita ma NON per paura della morte, semplicemente perché questo era il loro programma. Fare l’esperienza terrena, punto. Ma lo sanno che, “di là”, c’è “Lei” ad abbracciarci e a farsi carico di tutti i pesi accumulati in una vita, Lei a liberarci. E non posso esprimere quanto sia stata gioiosa, orgasmica e vasta quella liberazione.
Quel deporre a Terra armature e responsabilità, strati, leggi fisiche.
Ora so cos’è la morte.
Non è la prima volta che sento la gioia che c’è fuori da qui e tutto intorno: mi era successo in una meditazione diversa circa dieci anni fa, un paio di volte, di sentire un senso d’amore talmente potente e avvolgente da farmi ridere e piangere insieme.
Dopo, tutto sembra davvero solo un gioco, ma quando in questo gioco gli esseri umani fanno sul serio, a preoccuparsi, ad avere paura, ad avere resistenze, eccetera, la cosa diviene davvero ridicola, non so come altro spiegarlo: quella risata non aveva fine e ancora adesso la sua patina ricopre ogni cosa ai miei occhi e ai miei sensi.
Mai al mondo avrei pensato che la morte fosse divertente. Ma là in fondo c’è davvero qualcosa di così liberatorio e amorevole da essere spassoso.
Ho sentito che quando si va sotto, nella terra, pensa Lei a tutto e allora tutto quel che pensavamo di fare e brigare non viene da Lei neanche considerato, come fossimo neonati o cuccioli di cane davanti a una mamma che mai prenderebbe sul serio le ombre che vediamo e le paure che sono solo nella nostra testa. Ma inizia ad abbracciarci e a lavorare con noi, con il carico che le portiamo.
(Articolo: “A braccetto con la morte”)
Per Lei, non esiste nulla di velenoso o di tossico: non abbiamo quel potere. Lei operosa inizia a spostare e a trasformare tutto, accogliendo tutto come utile e riciclabile. E noi ci liberiamo.
Non so quanti di voi abbiano provato una liberazione del genere, forse solo quando avviene qualcosa che ci salva all’improvviso da un grosso guaio. O, appunto, in certe meditazioni – magari quelle che lavorano con il chakra della radice (incluse quelle sessuali o attraverso la musica; biodanza, eccetera).
Il suo abbraccio era totale, la sua saggezza inenarrabile, il senso di conforto e sicurezza non conosceva limite o dubbio.
LA TORRE DI BABELE… SIAMO NOI
In un’altra visione, scoprivo che la torre di Babele siamo noi:
il mio corpo crollava in Lei dall’alto al basso e quando questo succede (una morte programmata con una sveglia, indotta con la volontà), la zona genitale (primo chakra, zona sacra dell’osso sacro e perineo) rimane attiva.
La consapevolezza esistente rimane tutta lì: quella parte non muore, non crolla assieme alla “torre” e continua ad esistere nella terra, suo elemento originario e di connessione, a ricevere ordini e a collaborare con tutto ciò che si muove e si trasforma. Rimane lì come forza motrice, consapevole.
Una rivelazione strabiliante anche questa. E ho compreso la necessità e il potere di “indurci la morte” simbolicamente, volontariamente, con una pratica del genere, anche senza che nessun altro attorno a noi ne sia consapevole, ogni volta che i pesi diventano troppi e vogliamo farli franare a terra.
Io stavo già benissimo lì, ma come se non bastasse poi qualcosa (o Lei?) mi ha ricordato che sarebbe venuta anche la fase di rinascere, e Lei mi avrebbe riportato alla superficie in altra forma come un nuovo fiore, tabula rasa.
La mia gioia era già grandissima, ma all’idea di fare un altro giro di giostra si raddoppiò, anche perché adesso sapevo che la morte non esiste. Che esiste “solo” Madre Terra, e tutti gli elementi che si muovono con lei, in totale coordinazione e supporto di chiunque.
Riallacciandomi alle meditazioni/visioni spontanee che sono emerse da me nel periodo di quarantena marzo-aprile 2020 (vissuto a contatto con la natura in campagna; meditazioni registrate come vocali e ancora inedite), ho pensato di includere questa e trascrivere le altre in un libro che potrebbe chiamarsi “Le meditazioni della terra” o “Meditazioni canalizzate dalla terra”. Riutilizzabili da chi volesse provare e lavorare su primo chakra e riconnessione alle radici, ai sensi, a Lei.
Che ne pensate? Aggiornamenti a breve 😊 entro l’inverno.
IL NUOVO LIBRO di SONIA SERRAVALLI: IL MASCHILE SACRO
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Per aiutarti: ARMONIZZAZIONE DELL’ANIMA