La figura femminile nell'immaginario collettivo

ESCORT, STREGHE, DEE E DONNE IN CRISI

Donne in crisi e identità femminile

La donna selvaggia e Donne Che Corrono Coi Lupi

Nel fermento dell’ideazione di questo “bosco”, ho intervistato varie donne. Donne in crisi, spesso.

Mi sono presto resa conto della difficoltà che molte vivono nel verbalizzare cosa loro intendano per femminilità. Degli strati di polvere che sono andati a ricoprire la nostra essenza, la nostra natura profonda, affinché possa essere percepita, indossata, attraversata e vissuta in pieno.

In un certo senso, anche la donna è in crisi. L’uomo faticherà a riprendersi dal suo ancora più grande disorientamento recente se non sarà la donna a riappropriarsi delle proprie risorse profonde.

Il passato era popolato da fate, da principesse, da regine, dee, amazzoni, ninfe, sacerdotesse celtiche, da maliarde…

Il passato era vivificato da figure reali e immaginarie, che erano un faro e un serbatoio foriero di lezioni per la donna e avevano tutte un ruolo nel coniugare, nell’immaginario collettivo, i vari aspetti della femminilita’.

Che sono, nel macrocosmo a livello sociale o nel microcosmo della singola donna, tutti sperimentabili nel proprio intimo.

Noi, dentro, siamo tutte queste cose potenzialmente, ancora oggi. Basta un lavoro ben fatto su di sé o un’esperienza di vita traumatica o molto forte per fare emergere ancora questa o quella donna. Eppure, noto che facciamo fatica ad esserne consapevoli.

Pare che i tempi moderni abbiano appiattito al massimo la metà femminile del cielo (e quella maschile di conseguenza). 

Ciò che ci ha rese per millenni la forza prepotente che gli uomini hanno temuto e cercato di coprire, di martoriare, di annientare, di condannare, di bruciare in tutti i modi, sta languendo per una nostra distrazione fatale. Pare che ora spesso si stia riuscendo a minimizzarla dietro la semplice icona di una escort.

femminilità
Photo by Allef Vinicius

Sei qui nel bosco attorno a me?

Spegni qualunque elettrodomestico o congegno stia facendo rumore. Ascolta con me il silenzio delle piante e, mentre dal sottobosco lenta sale una foschia dolce di muschio che ci unisce tutte nello stesso elemento, dopo un bel respiro, chiediamoci tutte insieme…

Non è che, dopo gli estremi dei movimenti femministi  e la rivoluzione sociale che ne è seguita, abbiamo creduto di conquistare il nostro posto nel mondo, mentre non ci siamo accorte che, in cambio di uno stipendio che ci prestasse una nuova identità, ci stavano privando della nostra identità reale, profonda?

Non fa forse parte del femminicidio stesso (Dio che brutta parola) dare un colpo di spugna netto a tutto cio’ che e’ mistico, oscuro, profondo, poetico, intuitivo, tenero, olistico (femminile-interiore)?

Pretendere di sostituire la razionalita’ e la produttivita’ alla meta’ misteriosa, lunare, intuitiva e femminile che e’ fondamentale per fare un essere umano sano?

Sia chiaro, non sono in questo bosco per colpevolizzare gli uomini. Questo è il nostro spazio sacro in cui ci incontriamo nella consapevolezza cristallina che la nostra autorealizzazione non può che passare da un’unione  interiore (e di conseguenza esteriore) delle due forze elementari mascolino-femminino.

Ma chiediamoci un attimo che cosa potremmo avere perso per strada, prima di rientrare nel bosco.

Siamo qui per ritrovarlo.

Quali donne in crisi? Noi siamo le sorelle, le madri, le Madonne, le streghe, le dee risvegliate, noi siamo capaci di vederci anche nell’oscurità. Riscopriamo tra le nostre viscere e fin su, verso il cuore, la gola e infine la fronte e la nostra corona, quanti ruoli fondamentali abbiamo avuto e possiamo avere.

Riscopriamo quanto una societa’ che identifichi l’affascinante sensualita’ femminile nel migliore dei casi con veline oppure con escort da rivista patinata, o con pop star volgarmente carnali (e non sacramente carnali), sia essa stessa una società in crisi e non ci rappresenti,

ci lasci tagliate fuori (e parlo anche in nome di quelle stesse donne smarrite da copertina), a dover scegliere solo tra le tre etichette: madre; impiegata frustrata o “poco-di-buono”. 

Non sto incitando nessuno alla rivolta. Sto incitando a quella che considero essere la vera “jihad”: la lotta interiore di cui hanno parlato tutte le correnti di pensiero. Lo sforzo che deve infine diventare pace interiore nel bilanciamento delle cose che oggi non stiamo vedendo. Ma che è in fondo l’unica via di uscita e probabilmente ci sta già aspettando all’orizzonte.

Pensa che proprio dopo avere scritto questo articolo, ho trovato questa citazione!

Dobbiamo liberare meta’ della razza umana, le donne,
cos
ì loro possono aiutare a liberare l’altra meta’” –  Emmeline Pankhurst

La donna nell'immaginario collettivo

A questo proposito, non posso qui non citare un libro profondamente femminile e formativo che è stato per me una bibbia ai tempi in cui l’ho letto.

Un saggio che può davvero cambiare una vita, aprire la mente, insegnare cose preziose e per nulla comuni né diffuse quanto dovrebbero esserlo.

Tutte le donne in crisi, in qualunque fase della loro trasformazione o crescita, dovrebbero leggerlo, almeno una volta nella loro vita (ma io consiglio una volta ogni decade). E anche gli uomini! La crisi nasconde sempre una o tante opportunità.

Si tratta di Donne Che Corrono Coi Lupi, di Clarissa Pincola Estés. Un libro eterno, un evergreen che non passerà mai di moda, perché parla delle fondamenta mitiche e psicologiche stesse della psiche femminile. 

Su questo testo, il blog Eticamente ha dedicato un bellissimo articolo.

Clarissa Pincola Estés è una scrittrice, poetessa e psicoanalista junghiana statunitense di origini messicane. Per quanto mi riguarda, la Estés ha la levatura di una sciamana e con questo libro ha creato un gioiello dal valore eterno e inestimabile. E’ stato tradotto in 40 lingue e raccoglie 20 anni di esperienze sul campo, tra diverse etnie, oltre a studi antropologici e psicologici, raccolta di racconti, volontariato con bambini e nelle carceri.

In questo saggio magico, Clarissa propone all’umanità un archetipo fondamentale e forse poco conosciuto, quello della Donna Selvaggia. Già solo per questo, potremmo considerare Clarissa e il suo Donne Che Corrono Coi Lupi un apporto basilare, quasi il manifesto di questo stesso blog/bosco:

«Le questioni dell’anima femminile non possono essere trattate modellando la donna in una forma femminile più accettabile per una cultura inconsapevole, né l’anima può essere piegata in una forma intellettualmente più accettabile per coloro che pretendono di essere gli unici portatori della consapevolezza

Piuttosto l’obiettivo deve essere riparazione e soccorso nei confronti della forma psichica naturale e mirabile delle donne. Le tracce che noi tutte seguiamo sono quelle del sé innato e selvaggio».

Quando lo avrai letto o ne avrai affrontato anche solo una parte (è intensissimo) aspetto una tua reazione nei commenti. Ti risponderò.

Ci vediamo qui al prossimo falò o alla prossima luna piena.

Grazie, in bocca alla lupa e che la Donna Selvaggia sia con te.


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(Sonia Serravalli ha scelto come missione quella di vivere solo della sua Arte, in quanto dono da condividere e da mettere al servizio. Anche il minimo pensiero del valore di un caffè potrà fare la differenza, oltre che contribuire al proseguimento di questo blog/bosco)

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